Le cattive condizioni climatiche degli scorsi anni hanno fatto aumentare i premi delle compagnie, sensibili ai fattori di rischio. Una realtà nota a tutti. Sono aumentati i tassi calcolati comune per comune, ma soprattutto le compagnie hanno deciso di non assicurare più il 100% del danno bensì il novanta. Da quest’ultimo bisogna detrarre la franchigia.
LE PREOCCUPAZIONI DEL RISICOLTORE
In un settore già reso complicato dalle lungaggini con cui il Ministero libera i fondi per i contributi alle assicurazioni agevolate, persino una sacrosanta abitudine come assicurarsi contro la grandine è messa in crisi. «Siamo preoccupati – ammette il risicoltore vercellese Quirino Barona – perché non è solo un tema di percentuali e franchigie». (Avviso)
ASSICURARSI CONTRO FORTE VENTO ED ECCESSO DI PIOGGIA
«Se guardiamo alle clausole accessorie, vedersi risarcire i danni da vento forte è improbabile, a meno che non hai la capannina posizionata a bordo risaia. Se poi consideriamo che in caso di eccesso d’acqua – e nel 2024 ne sappiamo qualcosa – il riso non viene risarcito per marcescenza, come altri cereali, ma per asfissia radicale, un’eventualità rarissima per questa pianta, è chiaro che serva una riflessione». Grandine, vento e acqua: si impongono tre rischi ma di fatto uno solo è coperto e non sempre: tradizionalmente la copertura della grandine scade per il riso il 10 novembre, quando il riso non è più in campo. Tranne in anni come questo, in cui è rimasto ben oltre, sotto la pioggia, senza poter chiedere i risarcimenti per la marcescenza che è una clausola esclusa per questo cereale.
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