«Occorre maggior attenzione ed equilibrio nel destinare aree e terreni vocati alla produzione agricola a Parco Naturale. Il settore primario rischia infatti di essere fortemente penalizzato dai pesanti vincoli collegati all’istituzione delle aree protette. Serve un approccio che coniughi ed integri appieno le attività agricole con le azioni di conservazione e di valorizzazione dell’ambiente, senza che le une pregiudichino le altre. Ancora oggi invece si registrano delle difficoltà a collegare i due aspetti e a riconoscere appieno l’importanza del settore primario come fattore di arricchimento, di diversità biologica e di tutela del territorio». Così si esprime Cia-Agricoltori Italiani Lombardia in merito al rapporto tra agricoltura e aree protette. Un’evidente correzione di tiro dopo le dichiarazioni di Renata Lovati, presidente di Donne in Campo Lombardia (sodalizio “rosa” che fa capo a Cia-Agricoltori Italiani), che aveva difeso il progetto del Parco Sud Milano e della sua presidente accusando Coldiretti e Confagricoltura di disinformare gli agricoltori (leggi l’articolo).
«Una convivenza spesso difficile – prosegue la nota – che, se non gestita con criteri corretti ed equilibrati, penalizza e pregiudica l’attività degli agricoltori. Con la trasformazione di aree e terreni a Parco Naturale si rischia anzitutto una perdita di valore fondiario delle aziende in essa collocate, oltre alla prospettiva concreta di ulteriori aggravi burocratici e nuovi limiti all’attività, spiega Cia Lombardia. Caso esemplare è quello del Parco Sud di Milano e della proposta di trasformare 9 mila ettari di esso in aree naturali. Una decisione che può avere pesanti ripercussioni sulle imprese agricole che operano all’interno di quel territorio».
L’agricoltura ha oggi un ruolo di primaria importanza nella conservazione dell’ambiente, delle risorse naturali, nella prevenzione del dissesto idrogeologico, nel mantenimento della biodiversità e anche nella mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. In Italia, più che in ogni altro paese europeo, l’interazione tra agricoltura e territorio ha modellato nel tempo paesaggi dalle qualità estetiche e culturali eccezionali che conservano importanti biodiversità nonché produzioni tipiche agricole ed alimentari caratteristiche che rappresentano alcune tra le ricchezze principali per il futuro e per la crescita dell’intero paese.
«Gli agricoltori – sottolinea allora Giovanni Dagehtta, presidente di Cia Lombardia – sono dunque i primi custodi dell’ambiente e anche degli stessi Parchi, essendo da sempre impegnati in prima linea sui temi della sostenibilità e della salvaguardia del territorio. Proprio per questo occorre moderazione ed equilibrio nel burocratizzare nuove aree naturali, complicando ulteriormente la vita di chi ogni giorno, con sacrificio e passione, coltiva, mantiene e tutela il paesaggio. Ed è anche fondamentale un forte coinvolgimento degli agricoltori ed una particolare attenzione alle istanze espresse dagli stessi nella gestione delle aree protette, affinché un’agricoltura ecosostenibile e la creazione di nuovi parchi naturali non siano in contrapposizione tra loro ma complementari. Solo in questo modo – conclude il Presidente di Cia Lombardia-, si può creare un circolo virtuoso che valorizzi realmente l’ambiente e nello stesso tempo non pregiudichi l’attività di chi per primo preserva e garantisce l’integrità del territorio». (Fonte: Cia Lombardia)