Anche in Spagna si sta diffondendo la tecnica della semina in asciutta con conseguenze negative sulla gestione dell’acqua e positive sui costi di gestione. Succede anche nella cooperativa La Encina, a Palazuelo, nella regione del Bajadoz: qui oltre 150 partner lavorano su 2.400 ettari. La maggior parte dei membri di La Encina ha già scelto di seminare in asciutta. Il problema di questa tecnica di semina, in questa particolare area, è legato alle condizioni atmosferiche: se piove pochi giorni prima della germinazione, il terreno diventa troppo compatto e il seme non può rompersi ed uscire.
Il ciclo è sempre lo stesso, spiega il tecnico José Rodríguez, solo ora l’ordine è cambiato. In quest’area la soluzione è ottimale poiché consente di fronteggiare la presenza di piante acquatiche sempre più resistenti nella fase nascente. Quindici o venti giorni dopo la semina, il seme nasce insieme ad altre specie acquatiche come miglio, alghe o riso selvatico. Per combatterli, vanno infatti applicati erbicidi selettivi perché competerebbero con la pianta. Alcune persone ricorrono alla diserbo manuale estraendo tutto ciò che l’erbicida non ha portato via. Ma nel corso degli anni, i principi attivi che si applicano perdono efficacia, resistono le alghe e le rese piombano a zero. Quindi l’area di coltivazione del riso deve essere ampliata, anno dopo anno, anche se qui come altrove in Europa i prezzi affrontano la concorrenza del riso asiatico, proveniente dalla Cambogia e dal Myanmar, dalla Thailandia e dal Vietnam. Secondo il ministero dell’Agricoltura spagnolo, il riso spagnolo ha visto la riduzione delle esportazioni di 90.000 tonnellate in un solo anno. E i coltivatori di riso spagnoli, ora almeno parzialmente protetti dalla clausola di salvaguardia, rimangono veramente preoccupati per il loro futuro. Autore: Luciano Pellegrini
PIÙ GASOLIO IN PIEMONTE
Annuncio della Coldiretti