Il contesto macroeconomico sempre più complesso e in continuo cambiamento ha riproposto con forza la necessità di efficientare i mezzi tecnici che contribuiscono a migliorare le rese. L’agricoltura deve essere sempre più sostenibile, in linea con quanto definito dalla strategia Farm to Fork.
LE PROPOSTE DI BASF
Un tema di grande attualità riguarda i fertilizzanti azotati. BASF è da sempre a fianco degli agricoltori nel proporre soluzioni che includono una corretta gestione del suolo e delle risorse azotate, riducendo l’impatto ambientale di determinate pratiche agricole, quali la fertilizzazione. Lo scorso 24 giugno BASF ha presentato i risultati ottenuti nelle prove dei campi dell’azienda agricola Valletta (Bologna). Le prove hanno riguardato l’impiego delle soluzioni per stabilizzare l’azoto.
- Limus®, inibitore dell’ureasi che rallenta l’attività dell’enzima riducendo la volatilizzazione dell’ammoniaca.
- Vizura® e Vibesol®, stabilizzatori dei batteri del terreno responsabili del processo di conversione dell’azoto da ammoniacale a nitrico per le matrici organiche e minerali.
LE PROVE IN CAMPO: -38% EMISSIONI
Le prove sperimentali condotte nell’annata agronomica 2021-2022 hanno misurato le rese e l’impatto carbonico delle parcelle coltivate con tecniche agronomiche sostenibili rispetto a quelle convenzionali. L’analisi ha dimostrato che l’utilizzo di inibitori come Limus® (ureasi), Vibesol® (nitrificazione) e Vizura® (nitrificazione) porta a una riduzione della CO2 da un minimo del 32% ad un massimo del 38% rispetto alle emissioni di campi coltivati mediante impiego di concimi convenzionali minerali.
FERTILIZZAZIONI E INTERRAMENTO RESIDUI COLTURALI DETERMINANTI
Nel corso dell’evento che ha coinvolto istituzioni e rappresentati della filiera agroalimentare, centrale l’intervento di Marco Acutis, Ordinario presso l’Università degli Studi di Milano. Acutis con l’ausilio di un modello scientificamente validato ha stimato, per gli anni 2022-2040, le emissioni di anidride carbonica dell’azienda agricola Valletta con l’utilizzo della fertilizzazione azotata inibita. Questi dati sono stati confrontati con la serie storica 2000-2021 in cui nei campi dell’azienda non sono stati impiegati questo tipo di soluzioni. Lo studio ha evidenziato chiaramente come, considerando i parametri pedolo«gici, metereologici e colturali, un grosso ruolo nelle emissioni venga giocato dalle fertilizzazioni, oltre che dall’interramento dei residui colturali.
EFFETTI SUI BILANCI ECONOMICI DELLE AZIENDE AGRICOLE
Le tecniche colturali dell’urea e del biodigestato inibiti portano a una riduzione di emissioni di oltre 600 Kg di CO2 equivalenti. «Abbiamo voluto dimostrare che esiste una proposta di valore ambientale, oltre che economica, realizzabile con l’impiego delle nostre tecnologie di inibizione di concimi e biodigestati. L’ottimizzazione e l’efficientamento dell’assorbimento dell’azoto nel terreno può contribuire quindi alla riduzione sia dell’attività nitrificante, sia della produzione di gas serra. Si stima anche un impatto sul bilancio economico dell’azienda grazie a minori sprechi di concime. Inoltre, Il 70% delle emissioni di anidride carbonica prodotte per coltivare 1 ettaro di terreno sono da attribuire alla fertilizzazione» ha affermato Gian Luca Tabanelli, Business Manager P&SS di BASF in Italia e Israele.
RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI FARM TO FORK
«Gli stabilizzatori dell’azoto sono uno degli strumenti che possono contribuire a raggiungere gli obiettivi definiti dall’Unione europea» ha aggiunto Stefania Meloni, Regulatory, PGA e Sustainability manager della divisione Agricultural Solutions di BASF. «L’innovazione tecnologica ha oggi più che mai un ruolo chiave nel rendere l’agricoltura maggiormente sostenibile».
«Prodotti come Limus® e Vizura® diventano quindi soluzioni chiave per supportare questa transizione e ridurre la perdita nell’ambiente di nutrienti fino al 50%, in linea con gli obiettivi di riduzione del 20% previsti dalla strategia Farm to Fork». BASF stima che gli stabilizzatori dell’azoto possano diminuire di un terzo l’impronta dei fertilizzanti usati in Unione Europea, eliminando in un anno circa 32 milioni di tonnellate di CO2. Si tratta di un valore paragonabile alla riduzione di 8,9 milioni di auto.