Si torna a parlare della legge per il mercato interno: dopo l’incontro del 16 dicembre al Mipaaf l’Ente Risi lavora su bozza e allegati e le parti si studiano. Gli agricoltori, sempre più indispettiti per le basse quotazioni degli indica, sono sempre meno propensi a rinunciare alle denominazioni tradizionali, mentre l’industria sostiene la linea della semplificazione. Abbiamo chiesto a Roberto Carrière, direttore dell’Airi, di fare il punto in quest’intervista.
Perché secondo l’industria questa legge va riformata?
L’attuale legge è del 1958; non è più adatta a disciplinare il mercato di oggi. E’ inutilmente prolissa e ha subito modifiche, come quella che nel ’92 ha reso facoltativa l’indicazione superfino, fino, semifino, semplificando da un lato ma aumentando i problemi interpretativi. L’attuale legge non consente più di tutelare i nomi noti al consumatore italiano perché all’utilizzo di questi non sono associati criteri oggettivi, biometrici e di comportamento in cottura, bensì valutazioni soggettive in cui prevalgono gli interessi economici piuttosto che quelli di garantire al consumatore una omogeneità qualitativa. Nel contempo, l’attuale legge, per certi versi più restrittiva di quelle degli altri Paesi UE, non consente alle industrie italiane di competere a pari condizioni con il prodotto che arriva dall’estero e che non è assoggettato alle stesse norme per il principio del “mutuo riconoscimento” europeo.
Perché volete cancellare Padano e altre varietà?
Siamo convinti che le denominazioni di vendita già conosciute dal consumatore possano essere tanto più valorizzate se sono poche e distintive. Le sei denominazioni proposte da AIRI – vialone nano, arborio, ribe, carnaroli e, alternativamente, roma o baldo – rappresentano oltre il 90% del riso commercializzato in Italia e sono più che sufficientemente distintive per classificare il riso nei diversi comportamenti di cottura, grosso o piccolo, cristallino o perlato, capace di “mantecare” o di restare “al dente”.
Cosa non va nella bozza del 16 dicembre?
Come detto il fatto che si vogliono tutelare troppi nomi. Per il resto, la bozza risponderebbe bene alla necessità di tutelare il riso italiano; il condizionale è d’obbligo perché il problema è quello di riuscire ad ottenere che il Parlamento deleghi il Governo a disciplinare la materia con un decreto legislativo, il che ci darebbe maggiori speranze di poter disporre di una nuova normativa presto. Si è già perso troppo tempo! (18.01.14)