Anche l’industria del riso è preoccupata. Considera fisiologiche le oscillazioni dei prezzi del risone ad inizio campagna – l’apprezzamento del riso japonica da interno va messo in relazione ad una offerta inferiore rispetto agli anni scorsi e ad un ritardo di raccolto, mentre la debolezza dell’indica dipende soprattutto dalle importazioni – ma ammette che il fronte dei lunghi B è scoperto. A preoccupare anche gli industriali è la Cambogia che sfrutta una generosa concessione comunitaria e sta quote di mercato europeo ai fortissimi thailandesi.
Questa situazione comprime i prezzi del prodotto comunitario e rischia di disincentivare la coltivazione dei risi indica già dalla prossima campagna, spiega un report diffuso alle imprese che aderiscono all’Associazione delle industrie risiere italiane. Nel documento – che è stato diffuso da Agrisole – si parla di “raddoppio” delle importazioni cambogiane, che coprono ormai il 40% dell’import Ue di lavorato. L’industria teme addirittura il “fallimento” delle sue imprese e chiede all’Ue di evitare nuove concessioni bilaterali e “ripristinare il normale dazio della tariffa doganale comune sul riso lavorato proveniente dai Paesi Meno Avanzati”.
All’Airi sono perfettamente consapevoli che “l’equilibrio della risicoltura italiana e dell’industria collegata è estremamente delicato” e il fatto che “da alcuni anni la risicoltura stia progressivamente perdendo redditività, sia per effetto del disaccoppiamento degli aiuti diretti comunitari che per l’aumento di redditività di altre colture” è considerato con grande attenzione. In tre anni, del resto, l’ettarato risicolo italiano è calato del 12%. Mentre “l’Unione europea si appresta a concludere accordi bilaterali con India, Thailandia, USA e Vietnam”, si legge nel rapporto, “l’aumento vertiginoso delle importazioni senza limiti quantitativi e a dazio zero dai Paesi meno avanzati (PMA nell’ambito del regime EBA) sta sostituendo le tradizionali importazioni e, comprimendo i prezzi interni, pregiudica seriamente il mantenimento delle coltivazioni di riso indica europeo”.
La minaccia è rappresentata soprattutto da Cambogia e Myanmar, “che hanno l’obiettivo dichiarato di superare i 5,5 milioni di tonnellate di esportazione, pari a oltre il doppio dell’intero fabbisogno dell’Unione europea. Nel 2012/13, su 477.000 t di riso lavorato importato nell’UE, ben 176.000 sono arrivate dalla Cambogia (40% del totale), quando solo quattro anni fa – spiegano gli industriali ad Agrisole – l’import da tale paese ammontava a poco più di 5.000 tonnellate”.(27.10.2013)