STRATEGIA DI OTTIMIZZAZIONE IDRICA
QUATTRO AMBITI PER LE ACQUE REFLUE
Qui il progetto prevede quattro diversi ambiti di intervento: recupero e riutilizzo delle acque di depurazione per il comparto agricolo, riutilizzo delle acque di derivazione superficiale per il comparto agricolo, riutilizzo circolare delle acque di processo industriale e ricarica della falda con iniezione delle acque di derivazione.
IL DEPURATORE DI CERANO
In ottica di economia circolare e facendo riferimento al decreto legge del 2023 per far fronte alla crisi idrica, il primo ambito intende sfruttare in maniera sistematica le acque reflue trattate dal depuratore di Cerano, situato proprio al limite est del territorio individuato dal progetto (a ridosso del Ticino). Oggi in Italia si riutilizza solo il 4% delle acque reflue depurate, e l’obiettivo posto a livello nazionale è arrivare al 40% entro il 2030.
Ogni anno il depuratore tratta oltre 5milioni di metri cubi di acqua: una risorsa preziosa che. Una volta depurata, può essere stoccata sfruttando la vicina cava Cascina Nuova, per essere poi utilizzata nel settore agricolo. Secondo il progetto di Assoreca, la cava verrebbe trasformata in un bacino di 135mila metri quadrati, in sostanza un vero e proprio laghetto da 140mila metri cubi, con annessi uno spazio ricreativo per tutti i ceranesi e un impianto fotovoltaico.
CAVA INVERNIZZI
Il secondo ambito mira a trasformare i 325mila metri quadrati della cava Cascina Invernizi, situata a nord del territorio, in un bacino alimentato dal diramatore Vigevano, senza alcuna conseguenza sia per i territori agricoli a valle, sia per gli impianti idroelettrici alimentati dal diramatore. Il bacino consentirebbe di stoccare fino a 900mila metri cubi di acqua. Entrambi i progetti consentirebbero, inoltre, di riqualificare completamente delle zone trascurate, offrendo alla popolazione un sensibile miglioramento in termini ecologici e ambientali.
POLO INDUSTRIALE DI SAN MARTINO
A metà strada tra le due cave, sorge il polo industriale di San Martino, dove operano aziende diverse. Il progetto ha previsto un’accurata analisi del consumo di acqua da parte di aziende campione, fornendo indicazioni precise per l’ottimizzazione dei consumi, il riutilizzo della risorsa idrica e la minimizzazione della captazione dalla falda. Le acque superficiali e sotterranee prelevate per gli usi industriali, infatti, se giudicate compatibili, possono essere recuperate, reimmesse nella rete irrigua e riutilizzate in agricoltura.
LA FALDA E’ CARICATA DALLE FALDE DI DERIVAZIONE
Proprio la falda è l’oggetto del quarto ambito, che mira a preservarla e a ricaricarla utilizzando le acque di derivazione. In quest’ottica, la falda viene utilizzata come enorme bacino di riserva in cui convogliare l’acqua quando è in eccesso, in modo da preservarla per i periodi in cui ce n’è meno e nei periodi irrigui. Il progetto prevede il prelievo dell’acqua del Ticino nei periodi non irrigui (ottobre-marzo), che senza grandi infrastrutture, ma per l’effetto della gravità, viene convogliata ai punti di iniezione tramite la rete dei canali irrigui esistenti, e iniettata in falda tramite un sistema di pozzi dispersori a gravità in aree specifiche, poste idraulicamente a monte delle aree da irrigare.
La ricarica artificiale della falda rappresenta una strategia efficace e sostenibile per contrastare la crisi idrica. Il progetto consentirebbe di reiniettare l’intero ammontare del decit idrico calcolato per il 2023, pari a ben 18milioni di metri cubi, con costi di reiniezione estremamente limitati, quantificati tra 1,4 e 2,6 milioni di euro.
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