Torniamo sul tema della irrigazione del riso e dell’effetto serra, sollevato dall’articolo https://www.risoitaliano.eu/la-pac-rilancera-lasciutta/, cui ci ha risposto Chiara Bertora, ricercatrice presso l’Università di Torino. Dopo aver dato conto del primo studio del 2016 su “Emissioni di gas a effetto serra in relazione a diverse pratiche di gestione delle acque nelle risaie in clima temperato” e del secondo, intitolato “Sostenibilità agro-ambientale di diverse pratiche di gestione delle acque negli agro-ecosistemi di riso in clima temperato” diamo conto dell’articolo su “Ciclo del carbonio organico disciolto, emissioni di metano e relative popolazioni microbiche in risaie in clima temperato, con differenti gestione dei residui colturali e dell’acqua”, pubblicato nel 2018 ad opera di Chiara Bertora, Matteo Peyron, Dario Sacco (Agronomia ambientale, Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari, Università di Torino), Laura Bardi, Maria Alexandra Cucu (CREA-IT, Consiglio per la ricerca e l’economia agricola, Centro di ricerca per ingegneria e trasformazione agroalimentare di Torino), Cristina Lerda, Roberta Gorra, Luisella Celi, Daniel Said-Pullicino (Biogeochimica del suolo, Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari, Università di Torino).
I principali driver della produzione di CH4 sono le condizioni riducenti del suolo, la disponibilità del substrato e l’abbondanza di metanogeni (microorganismi responsabili della produzione di CH4 nel suolo) e metanotrofi (microorganismi che, invece, eliminano parte del CH4 prodotto nel suolo) tutti potenzialmente influenzati da pratiche di gestione della paglia e delle acque. Nello studio vengono combinate pratiche di gestione dei residui e dell’irrigazione volte a limitare la disponibilità del substrato e ridurre le condizioni del suolo richieste per la metanogenesi, inoltre viene testata la loro efficienza nel mitigare le emissioni di CH4 in una sperimentazione sul campo a lungo termine. Le pratiche combinate di gestione della paglia e dell’acqua (ovvero l’incorporazione autunnale dei residui delle colture, l’adozione dell’asciutta rispetto alla semina in acqua e la rimozione della paglia) sono state efficaci nel ridurre le concentrazioni di carbonio organico disciolto e i flussi complessivi di CH4, rispetto alla tecnica più adottata nel distretto del riso italiano, che prevede l’incorporazione primaverile della paglia e la semina in acqua. Quest’ultimo trattamento, infatti, ha migliorato la disponibilità del substrato e favorito l’abbondanza di metanogeni, creando flussi di CH4 più elevati nelle emissioni cumulative. L’interramento autunnale e la rimozione hanno mostrato comportamenti simili, riducendo le emissioni del 48% e del 46%, rispettivamente. La semina in asciutta ha ottenuto la massima efficienza di mitigazione, riducendo le emissioni del 69% a causa delle condizioni aerobiche del suolo durante le prime fasi vegetative, della ridotta disponibilità di substrato con l’inizio dell’inondazione del campo e della minore abbondanza di comunità metanogeniche. I risultati di questo studio suggeriscono che le pratiche combinate di gestione dell’acqua e della paglia possono rappresentare strategie eccellenti per mitigare significativamente le emissioni di CH4 dalle risaie. In effetti, le pratiche che incorporano i residui in condizioni di terreno aerobico contribuiscono a ridurre le emissioni di CH4, probabilmente influenzando la disponibilità di C per le popolazioni microbiche anaerobiche. Sebbene la rimozione della paglia abbia portato a concentrazioni di carbonio organico dissolto relativamente basse nella prima stagione, ciò non ha favorito la mitigazione del CH4 più dell’incorporazione dei residui delle colture in autunno, che è sicuramente una pratica più semplice dal punto di vista operativo ed è agronomicamente più appropriata in termini di fertilità del suolo. La massima efficienza di mitigazione è stata ottenuta dalla semina in asciutta. Autore: Ezio Bosso