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ACCUSE AL RISO, MA L’ITALIA RISPONDE

da | 2 Apr 2023 | Tecnica

Riswagest

Un recentissimo articolo ad opera di ricercatori statunitensi e pubblicato su Nature Climate Change (articolo) riporta il consumo di cibo al centro delle emissioni di gas serra responsabili del riscaldamento globale; lo studio realizzato propone un approccio di calcolo innovativo, in grado di cogliere i contributi dei diversi gas coinvolti (superando i classici CO2 equivalenti) e i possibili benefici apportati da azioni di mitigazione.

RISCALDAMENTO GLOBALE

I ricercatori hanno calcolato che alla fine di questo secolo il solo consumo globale di cibo possa contribuire ad incrementare la temperatura media di 0,7-0,9 °C (+- 0,2), con il metano, tra i gas serra, responsabile del 60% di questa quota. Tra le categorie di alimenti considerate, il riso contribuirebbe a circa il 19% attraverso i fenomeni di metanogenesi.

I ricercatori, infine, hanno considerato le possibili fonti di mitigazione degli impatti negativi prospettati, sottolineando come anche le pratiche di produzione, incluse quelle colturali per i prodotti agricoli, possano determinare un impatto positivo che può pesare anche fino a 0,2 °C.

Come gli stessi ricercatori dichiarano, i risultati sono influenzati da diverse fonti di incertezza sui dati e sulla modellizzazione della risposta climatica alle emissioni, oltre ad altri elementi; ad ogni modo, identificano delle vie risolutive nel mitigare gli effetti negativi del cambiamento climatico già immediatamente attuabili, vie che, ovviamente, devono essere calate nei contesti produttivi, sociali ed ambientali delle singole realtà agricole.

IL PROGETTO RISWAGEST

Nella realtà italiana, cambiamento climatico e crisi idrica sono oggi al centro delle preoccupazioni degli agricoltori e vanno affrontate con attenzione: il progetto Riswagest “gestione innovativa dell’acqua in risaia”, coordinato dall’Ente Nazionale Risi, con la collaborazione delle Università di Milano (DiSAA) e Torino (DISAFA) e con il coinvolgimento dell’Associazione Irrigazione Est Sesia (AIES), ha avuto proprio l’obiettivo di testare un sistema di irrigazione che alterni periodi di sommersione ad asciutte in risaia seminata in acqua (Alternate Wetting and Drying – AWD), considerando il bilancio idrico, gli aspetti agronomici, le emissioni di gas serra, gli effetti sulla nutrizione azotata e la qualità della granella.

Come sottolinea Marco Romani, Coordinatore del settore di Agronomia dell’Ente Nazionale Risi, «obiettivo del progetto era approfondire opportunità per poter ridurre le emissioni di metano della risicoltura tradizionale; con l’approccio AWD, inoltre, si ottengono anche benefici relativamente ad una gestione più razionale dell’acqua».

LA GESTIONE INNOVATIVA

Lo studio, condotto a partire dal 2018, ha infatti evidenziato che una gestione innovativa come quella dell’AWD può migliorare la sostenibilità della coltivazione del riso ottenendo risultati produttivi paragonabili a quelli della sommersione continua pur con un maggiore risparmio idrico e una riduzione delle emissioni di gas serra. La tecnica, però, deve essere modulata nel corso del ciclo colturale sia in termini di intensità (AWD “safe” e “strong”), sia in alternanza con la sommersione per poter rispondere al meglio alle esigenze della coltura nelle diverse fasi fenologiche e non incorrere in problematiche agronomiche che possano minare la resa.

«È, quindi – prosegue Romani – un approccio da considerare, compatibilmente con la realizzabilità nella realtà locale. Si tratta di una tecnica propositiva sia per affrontare il tema dei cambiamenti climatici in termini di emissioni di gas serra ma, anche, più resiliente perché si adatta alla disponibilità idrica. La tecnica, infine, si può adattare ad una risicoltura tradizionale con forte connotazione di ambiente acquatico, nel rispetto del paesaggio e dell’ambiente». Autore: Azzurra Giorgio

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