L’ accordo Mercosur ancora una volta sacrifica i valori delle nostre produzioni risicole sull’altare di accordi commerciali con paesi che non hanno gli stessi nostri sistemi produttivi e gli stessi standard ambientali, sanitari e sociali.
CONTINGENTE A DAZIO ZERO PER IL SUDAMERICA
Di fatto, se dovessimo sintetizzarlo in poche parole, è l’ennesima puntata di una serie di eventi che hanno caratterizzato negativamente il settore risicolo nazionale negli ultimi 15 anni. Per il settore del riso, nello specifico, è prevista la concessione da parte dell’Unione europea di un contingente di importazione a dazio zero a favore dei Paesi sudamericani.
Nel primo anno di operatività dell’accordo il contingente riguarderà 10.000 tonnellate di prodotto e aumenterà ogni anno di 10.000 tonnellate fino ad arrivare a un massimo di 60.000 tonnellate. Un numero che di per sè potrebbe rappresentare un valore poco significativo, ma che di fatto si somma all’oltre 60% del riso importato che entra già a dazio agevolato.
RISCHIO RADDOPPIO IMPORT
Il flusso di importazioni nella Ue da quei Paesi in media negli ultimi anni ha raggiunto circa 80.000 tonnellate annue. Quindi, se l’accordo andasse a regime con queste condizioni, entrerebbe senza dazi la quasi totalità del riso attualmente importato con il rischio che questa possa raddoppiare. Inoltre, giusto per capire quali siano gli interessi in gioco, per quanto riguarda il settore del riso, apriamo le porte ad un mercato che è in grado di produrre oltre 10 milioni di ton di riso lavorato con un potenziale esportabile di oltre 2 milioni di ton. Solo il Brasile ha un potenziale produttivo che è dieci volte quello italiano.
CORRISPONDENZA TRA MODELLI PRODUTTIVI
Quello che imbarazza non è tanto l’idea di un accordo di libero scambio, quello che imbarazza è che non ci sia mai corrispondenza tra i modelli produttivi. In sostanza manca sempre quello che viene racchiuso in una parola molto semplice: “reciprocità”. I prodotti provenienti dall’estero devono rispettare le stesse regole che devono osservare gli agricoltori italiani ed europei in termini di sicurezza alimentare, tutela dell’ambiente, diritti dei lavoratori. Senza reciprocità, gli agricoltori italiani vengono sottoposti a concorrenza sleale, perché i produttori stranieri possono esportare a prezzi più bassi, non dovendo sostenere gli stessi costi normativi e produttivi.
PRINCIPI ATTIVI VIETATI
Basti pensare che dal 2016 il governo brasiliano ha approvato oltre 1.200 nuovi fitofarmaci, di cui ben 200 contenenti principi attivi vietati nel territorio europeo e la situazione non è migliore nel resto del Sudamerica.
Il rapporto dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sui residui dei fitofarmaci negli alimenti, riporta che mediamente solo l’1,3% dei campioni analizzati di cibo di origine europea risulta contenere livelli di fitofarmaci oltre il Lmr, mentre per quelli provenienti ad esempio dall’Argentina la percentuale sale al 7,1%, al 6% per il Brasile e sopra il 3% per l’Uruguay.
LIBERO SCAMBIO ANCHE CON L’INDIA
E come se non bastasse, in questo stato di confusione generale a livello mondiale, dopo uno stop durato oltre dieci anni, in questi giorni la Commissione europea ha espresso intenzione di riprendere i negoziati con l’India per la definizione di un accordo di libero scambio.
Non siamo di certo contrari a questo tipo di accordi, anzi, dobbiamo sempre più aprirci a nuovi mercati ma, come detto, deve prevalere il principio di reciprocità. Ricordo che questo paese sul portale del sistema di allerta comunitario RASFF gode del primato insieme al Pakistan in fatto di notifiche su riso importato con residui oltre al limite su fitofarmaci non consentiti nell’Unione europea da decenni.
TRICICLAZOLO
Quindi la visione di Coldiretti di aver bloccato fin dal 2023 il tentativo di alzare LMR del triciclazolo su riso, che di fatto avrebbe creato solo un “ import tollerance “ sui prodotti importati, assume oggi ancora più valore perché fra i maggiori utilizzatori di questo principio attivo, abbiamo proprio Brasile e India. Cosa seminare in risaia?
L’obbligo di rispettare i più alti standard ambientali e sociali, dovrebbe essere un elemento essenziale e vincolante di qualsiasi accordo commerciale perché in caso contrario quello che si ottiene è uno smantellamento dell’intera filiera produttiva risicola nazionale. Autore: Emanuele Occhi, Responsabile del Settore Grandi Colture di Coldiretti
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