Caro Ministro, abbiamo un centinaio di cose da dirci… vorremmo iniziare così la lettera immaginaria al futuro responsabile dell’agricoltura, che, a seguir le cronache, potrebbe essere il pavese Gian Marco Centinaio. Ci concediamo un gioco di parole, che gioca per l’appunto sul cognome del titolare di via XX settembre, ma che gioco non è. Perché dell’assenza di un ministro all’agricoltura abbiamo scritto molto e confermiamo tutto: che Martina ha governato male questo settore; che serve con urgenza un ministro in grado di rappresentare l’Italia al tavolo europeo dove si discute la Pac; che un ministro nel pieno delle sue funzioni è indispensabile per gestire il dossier Pma; che al Mipaaf languono progetti importanti, come il decreto del riso classico e le nuove procedure di tracciabilita del riso biologico. Tutte priorità per le quali serve un ministro. Però, c’è un però. Non piacerà a certi elettori che votano da tifosi e non riflettono sul proprio interesse a essere ben rappresentati da chi hanno eletto. Non piacerà dunque a quei risicoltori, e ce ne sono, che hanno votato Lega per fede e non per interesse, perché, come si sa, la fede può portare al martirio, anche quando i leader e le loro crociate non lo meritano. Non piacerà ricordare che senza Europa – senza Pac e senza Psr – i bilanci delle aziende agricole non stanno in piedi, che l’incremento dell’Iva si rifletterà sulla competitività del prodotto nazionale e sui consumi interni, che tra gli agricoltori ci sono molti risparmiatori che hanno investito in titoli di Stato, che tutti gli agricoltori posseggono immobili e ciò – nei sistemi liberali – non costituisce una colpa da punire con la patrimoniale, che molte aziende impiegano stranieri, che gli agricoltori – diciamocelo – pagano certamente meno tasse di altre categorie di lavoratori ma sfamano questo Paese e rendono grande il Made in Italy solo perché lavorano sodo: signor Ministro, cosa pensa che provi chi sgobba 15 ore in un campo a vedere lo Stato mantenere per anni un popolo di fannulloni che rifiutano di lavorare?
Caro ministro, chi l’ha preceduta ha responsabilità enormi e se non le avesse Lei forse non siederebbe su questa poltrona, ma per starci seduto a lungo ricordi che l’agricoltura italiana ha votato Lega per costruire un’economia più libera e non per stipendiare gli sfaccendati, a partire da una classe politica ancora troppo tentata di comprare il consenso con i soldi di chi produce anziché conquistarselo con i risultati. Signor Ministro noi vogliamo che Lei picchi i pugni a Bruxelles perché non si ripetano errori come quello delle quote latte: non che difenda quei pochi allevatori disonesti che hanno truffato la Comunità e tutti noi. Che poi costoro possano votare o meno il Suo partito ci preoccupa poco (ma dovrebbe preoccupare Lei). Autore: Paolo Viana