Ente Risi ha pubblicato i risultati del sondaggio semine 2021: raccoglie le intenzioni di semina per il 2021 manifestate da 966 produttori che hanno volontariamente risposto al sondaggio di superficie e che rappresentano circa il 26% degli ettari coltivati nel 2020. Lo scorso anno il sondaggio si era basato su un numero inferiore di risposte (826) che coprivano il 23% della superficie dell’anno precedente.
Per quanto riguarda gli ettari coltivati si rileva un complessivo incremento di quasi 2.000 ettari (+0,9%) rispetto alle semine del 2020, per effetto degli aumenti registrati per la tipologia dei Lunghi B (+5.825 ettari) e dei Medi/Lunghi A (+4.910 ettari). In controtendenza la tipologia dei Tondi che fa segnare un calo del 13% (-8.754 ettari). Nel dettaglio, è previsto un incremento delle superfici pari al 20,37% per Carnaroli e similari, dai 18.111 ettari del 2020 a 21.800 ettari. Situazione pressoché analoga per Arborio e similari per i quali si prevede un incremento delle superfici del 21,14%, passando da 19.977 ettari a 24.200 ettari nel 2021. Incremento decisamente più contenuto (3,81%) per Baldo e similari che passano da 13.486 a 14.000 ettari. Ma cosa ne pensano gli agricoltori? (segue dopo la tabella)
Paolo Dellarole, Presidente di Coldiretti Vercelli, dichiara: «Anche quest’anno il sondaggio Ente Nazionale Risi ha trovato risposta in una percentuale bassa di adesioni ma, come per le annate precedenti, dovrebbe rivelarsi come una fotografia abbastanza fedele delle intenzioni di semina, salvo variazioni dell’ultima ora verso colture che hanno visto quotazioni in aumento come mais e soia. Balza subito all’occhio un calo dei risi Tondi determinato da quotazioni che sono o pari o al di sotto dei costi di produzione: il lockdown ha fermato il settore del sushi e quindi anche il consumo, incidendo sulle quotazioni insieme alla abbondante produzione 2020 con 67.454 ettari a fronte di una indicazione di necessità dell’industria per il 2020 di 63.000 ettari. Per il 2021 si rileva un’intenzione di semina di ha 58.700 contro una richiesta di ha 62.000: bisogna vedere a quanto ammonteranno le rimanenze del prodotto 2020 per valutare se queste potranno compensare il calo di superfice e quindi incidere sulle quotazioni 2021/22. Si nota, del resto – continua Dellarole – un aumento generalizzato dei Lunghi A , tipologia che oggi in linea generale gode di quotazioni più soddisfacenti, tranne che per le varietà che stazionano intorno al costo di produzione o con difficoltà di collocamento. Causa lockdown c’è comunque stato un calo di superficie, compensato con punte di intenzioni di semina per alcune altre varietà di Lungo A che superano anche le aspettative di previsione dell’industria delle quali potrebbero poi risentire le quotazioni nella prossima campagna di commercializzazione. Infine si evidenzia un aumento delle semine di riso Indica per la vivacità del prezzo dell’ultimo periodo ma anche per l’affermarsi di varietà con tecnologie idonee a controllare infestanti sempre più difficili da gestire vista la scarsità di principi attivi ormai disponibili per il diserbo del riso. Aumento di superficie che comunque rimane lontano dalle aspettative dell’industria determinato anche dalla diffidenza degli agricoltori sugli sviluppi delle importazioni e concessioni che comunque l’Unione Europea continua ad agevolare e che, come è risaputo, vanno ad incidere al ribasso sulle quotazioni dei risi Indica.
Dal dialogo con i risicoltori in merito alle dichiarazioni del Presidente di AIRI Francese (https://www.risoitaliano.eu/lindustria-spinge-in-basso-i-prezzi/) era emersa la forte necessità della stipula di contratti di filiera con l’industria: il sondaggio semine è infatti uno strumento valido, ma risulterebbe più attendibile se fosse accompagnato da contratti di filiera pluriennali. Così Stefano Greppi, Presidente di Coldiretti Pavia e risicoltore di Rosasco, commenta i primi risultati emersi dal sondaggio semine 2021: «Soltanto con contratti di filiera seri e sicuri, con prezzi concordati tra riserie e agricoltori per alcuni anni, le aziende agricole potrebbero compiere scelte di semina più attendibili e accurate – continua il Presidente di Coldiretti Pavia – Oggi, senza questi strumenti fondamentali, le scelte di semina rimangono indecise e troppo esposte agli andamenti ondivaghi del mercato. Di fronte a una maggiore richiesta di prodotto non accompagnata dalla sicurezza del prezzo – conclude Stefano Greppi – gli agricoltori non possono che rimanere disorientati». Autore: Milena Zarbà