Proseguiamo nel nostro confronto con i risicoltori sulle motivazioni legate alla scelta di seminare in acqua o in asciutta, passando ad analizzare la scelta di seminare tutta la superficie aziendale in asciutta, che affrontiamo in primis con Matteo Berneri, risicoltore che lavora principalmente nel milanese e lodigiano ma con terreni in gestione anche nel vercellese e pavese. L’imprenditore spiega: «Ad eccezione di una piccola parte di superficie aziendale nel vercellese, ho scelto di seminare tutti i terreni destinati a riso a file interrate. Si tratta sicuramente di una scelta legata alla maggiore comodità, avendo un minor numero di mesi in cui si è impegnati nella gestione dell’acqua, che implica un impegno oneroso in un’azienda di dimensioni importanti come la nostra. Altra questione che evitiamo seminando in asciutta è l’insorgenza delle alghe, spesso assai dannose a sud di Milano e nel lodigiano, probabilmente avendo acqua più “sporca” dopo l’attraversamento sotterraneo della metropoli. Pratichiamo sia la semina su sodo dopo il livellamento sia una semina su minima lavorazione, effettuando una discatura pre-semina. Attuare il livellamento al momento giusto permette anche di effettuare una buona falsa semina, facilitando lo sviluppo alle infestanti, così facendo riusciamo ad effettuare un trattamento in pre-semina con un disseccante per poi trattare in pre-emergenza con prodotti residuali che permettono di mantenere le camere pulite in modo pressoché perfetto nelle prime fasi».
Parliamo poi con Edoardo Merlo, risicoltore che opera tra Vercelli e Palestro (Pv), con il quale ci confrontammo anche lo scorso autunno in seguito all’alluvione di ottobre che colpì in modo importante la zona su cui si sviluppa la sua azienda (leggi articolo). Anch’egli ha scelto di seminare tutta la superficie aziendale in asciutta e ci racconta un inverno a dir poco laborioso: «La semina è iniziata da poco, avendo dovuto sistemare canali, abitazioni, argini, strade e camere, alcune delle quali sono ancora coperte da uno strato limoso difficile da lavorare e dal quale non so se aspettarmi migliorie o problematiche. La riparazione, svolta quasi tutta in autonomia ad eccezione dei canali per i quali è intervenuta Est Sesia nei tratti di sua competenza, ha richiesto molto impegno nei mesi appena trascorsi, per questo siamo arrivati leggermente lunghi alla semina, che avrei voluto iniziare un po’ prima, soprattutto per le varietà più tardive. In generale, però, mi ritengo soddisfatto di come siamo usciti dall’evento catastrofico che ci ha colpito, riuscendo a riportare tutto nella norma. Rimangono le molte perdite economiche e il rischio che vi siano alcuni strascichi in questa campagna».
Paolo Rossi, risicoltore di Valle Lomellina (Pv), aggiunge : «Ho seminato PVL 024 e Sole Cl, prossimamente mi dedicherò a Omega Cl, Cl 28 e Selenio, tutto interrato a file. Ho scelto di puntare sul comparto dei tondi e dei lunghi B ormai da alcuni anni, poiché ho notato una maggiore resa dei miei terreni su queste varietà. Le fasi di preparazione si sono svolte senza intoppi, potendo svolgere tutte le lavorazioni che abbiamo ritenuto necessario anche in terreni dove in altre annate abbiamo fatto fatica, essendo terre pesanti e difficilmente adatte alla semina in asciutta».
Natalia Bobba, risicoltrice di Vinzaglio (No), si aggiunge all’elenco del 100% asciutta, spiegando: «Il periodo poco piovoso che abbiamo vissuto negli ultimi mesi ha reso questa scelta ancor più funzionale ed efficace. Abbiamo effettuato le prime semine con PVL24 ad inizio Aprile ma il seme ha iniziato a svilupparsi solo una settimana fa, a causa delle basse temperature. L’altra varietà che produrrò in azienda è Cl388, che ho intenzione di seminare ad inizio maggio».
Semina in asciutta in Lomellina e nel ferrarese
Torniamo in Lomellina, zona dove l’interrata a file rappresenta la maggioranza delle semine ormai da qualche anno, più precisamente a Robbio (Pv), dove Andrea Cattaneo ha scelto per il quarto anno consecutivo di seminare tutta l’azienda in asciutta: «I terreni sabbiosi, tipici di questa zona, permettono una più agevole adozione della semina interrata, anche nelle annate più piovose, per questo è la tecnica che rappresenta da anni la scelta di maggioranza. I vantaggi che ho riscontrato dal 2017 ad oggi sono anche legati alla gestione delle infestanti, che ho potuto svolgere con maggiore efficacia nel contesto della semina in asciutta, utilizzando principi attivi diversi che mi hanno permesso di debellare delle infestazioni importanti».
Ci spostiamo nel ferrarese, a Jolanda di Savoia, parlando con Gianfranco Piva, che ci racconta la mutazione delle scelte di semina anche in questo areale: «Nella mia azienda semino tutta la superficie a riso interrata a file. L’adozione di questa tecnica è in crescita nel ferrarese negli ultimi 3-4 anni, rappresentando anche qui la maggioranza ormai. Uno degli effetti negativi è un forte sviluppo del riso Crodo, più difficile da controllare in questa impostazione colturale, per questo negli ultimi anni si sono diffuse sempre di più le varietà Clearfield, che a loro volta hanno influito sulla crescita dell’asciutta, essendo perfettamente adatte alla tecnica. La semina in asciutta non è una novità qui; molti anni fa, nei terreni più pesanti, si seminava senza acqua ma non interrando, bensì distribuendo a spaglio con il girello il seme inumidito su terreno asciutto per poi immettere l’acqua gradatamente. Parlando in generale, quest’anno ho notato un calo delle superfici a riso in questa zona, in favore della soia, che ha ottime produzioni nelle nostre zone, anche in secondo raccolto, e ad oggi prezzi vantaggiosi alla vendita». Autore: Ezio Bosso