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SEMINE, I CONSIGLI DELL’AGRONOMO

da | 12 Apr 2014 | NEWS

Si avvicina il momento della semina in acqua, mentre per quella interrata a file le attuali buone temperature consigliano di affrettarsi. Semina in acqua od in asciutta?  La risposta dipende dalla natura dei terreni e dalla disponibilità di acqua. Fortunatamente, i terreni più adatti alla semina interrata si trovano nella parte sud dell’area risicola, mentre quelli meno adatti si trovano a nord. Esiste quindi una sinergia irrigua tra i terreni a nord e quelli a sud del comprensorio risicolo piemontese-lombardo. Quelli a nord vengono sommersi presto, e durante la sommersione innalzano il livello delle falde di tutto il comprensorio, catturando ed immagazzinando  così le acque derivanti dallo scioglimento delle nevi  a bassa quota. Quando a giugno è ora di sommergere i risi seminati in asciutta,  le pur ridotte disponibilità irrigue, essendo terminato lo scioglimento delle nevi basse,  possono essere indirizzate verso la zona sud, a fronte della ridotta necessità delle aree già sommerse, per le quali basta una minima portata per il mantenimento della sommersione, che viene oltretutto recuperata in gran parte dalle colature e dalle risorgenze.

L’idea di qualche sprovveduto, che ritiene, dopo esperimenti eseguiti su di un piccolo appezzamento, di estenderne il risultato a tutta l’area risicola, ottenendo grandi risparmi di acqua grazie alla sommersione differita delle risaie, o peggio dell’irrigazione turnata, dimostra scarsa conoscenza del nostro sistema irriguo e delle sue dinamiche. Iniziare ad inizio estate l’irrigazione di tutta l’area irrigua, non significa avere risparmiato, ma sprecato tutte le portate primaverili,  che in questo periodo  non sono nemmeno utili alle coltivazioni dei terreni sottostanti, e finirebbero direttamente in mare. Quando a giugno tutti dovessero irrigare le risaie, con le falde freatiche non ancora impinguate  dalle sommersioni primaverili,  senza il prezioso apporto di colature e risorgenze, per soddisfare  il fabbisogno contemporaneo ed urgente di tutto  il comprensorio sarebbero necessarie portate non sostenibili dalla disponibilità dei fiumi, né dalla capacità della rete irrigua. Bisogna riflettere bene prima di scardinare un sistema irriguo perfezionato nel corso dei secoli.

Una semente con buona energia germinativa è il primo requisito del successo. Corretti interventi erbicidi pre-semina non risolvono tutti i problemi di infestazione, ma eliminando le prime nascite  si possono ritardare gli interventi di post-emergenza al momento in cui le piantine di riso riescono a sopportare meglio i trattamenti, ed a sopportare la immediata risommersione, ad evitare ulteriori reinfestazioni. Quali dosi impiegare? Studi ormai consolidati indicano in 200-250 piante/mq, secondo le varietà,  l’investimento adatto a conseguire i migliori risultati. Quanti semi/mq bisogna quindi distribuire? Qui si entra  nel campo dell’imprevedibile, dettato dalle temperature ambientali e dell’acqua  presenti durante la fase di germinazione e di affrancamento delle piantine, dall’entità dei  residui di eventuali trattamenti pre-semina, la cui velocità di disattivazione è pure dettata dalle temperature, dalla presenza di ospiti indesiderati (saprolegnia, coppette, chironomi, ecc.), dalla natura e preparazione del terreno, ecc.

Difficile dare quindi indicazioni generalizzate  sulla  quantità di semi: in semina sommersa ne sopravvive normalmente il 30-40%, fino al 50% in semina interrata. Normalmente,  le piante di riso si adattano in qualche modo alle condizioni: se sono troppe, le più deboli soccombono, facendo però sprecare energie preziose alle sopravvissute. La coltura troppo fitta rimarrà comunque più soggetta  alle malattie fungine. Se invece le piante sono poche, al di sotto di 80 piante/mq è consigliabile la risemina. Quando questa non è prevista, è opportuna una tempestiva somministrazione di azoto prontamente disponibile, al fine di stimolare l’accestimento. Occorre però ricordare che a fine giugno- primi di luglio, dopo il solstizio, le piante di riso smettono di accestire e passano alla fase riproduttiva; per un abbondante accestimento è necessario disporre di tempo adeguato tra l’emissione della quarta foglia e la fine di giugno per rimediare, anche se talora  solo parzialmente, allo scarso investimento. Questo non è successo, ad esempio, nel 2013, quando il tempo di accestimento è stato molto breve.

Differenti invece  i consigli  per le varietà ibride comparse ultimamente in commercio: queste, molto vigorose, danno il massimo con investimenti pari alla metà delle varietà normali: 100-120 piante/mq. In questo caso però, i problemi di scarso affrancamento delle pianticelle  sono più  difficilmente superabili. Il successo dei mais ibridi dipende molto dalla semina di precisione, per la quale ogni singola pianta dispone dello spazio ottimale per lo sviluppo. Anche il riso ibrido potrebbe  dare il meglio nelle stesse condizioni, e si gioverebbe certamente  di un metodo di semina  di precisione. Occorrerebbe però ottenere un rapporto 1:1 tra  semi deposti e piante nate. Questo risultato è stato ottenuto per la bietola tramite la confettatura dei semi: sarà questo il futuro dei risi ibridi? Autore: Giuseppe Sarasso (foto piccola). (Foto grande: Copyright Fusar info@fusarvideo.it) (11.04.13)

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