A distanza di 56 anni dall’ultima produzione, a Vangadizza – frazione nel comune di Legnago, Verona – ricomparsa la coltura tipica del territorio, il riso appunto. E cos, i canti delle mondine, che fino ai primi anni Cinquanta facevano da colonna sonora alle estati degli abitanti del piccolo borgo, torneranno a breve, o almeno cos si spera da momento che la piccola frazione ha riscoperto dopo oltre mezzo secolo la sua storica vocazione risicola. E non in una mostra o tra le pagine di un volume, bens nelle campagne dei conti Perez, le stesse inondate nel 1952 quando l’"oro delle paludi" venne coltivato per l’ultima volta nella localit di destra Adige, dove sono rimasti diversi manufatti a ricordo di una fiorente tradizione agricola. Infatti, basta percorrere la pista ciclabile lungo il Buss, per perdersi in un’immensa distesa d’acqua dove le piantine di vialone nano, pronte per il primo raccolto a fine settembre, sono gi alte una ventina di centimetri. L’idea di ripristinare su un’area di circa 20 ettari la coltura per eccellenza di Vangadizza venuta all’ex consigliere regionale Franco Bozzolin, che dopo aver abbandonato gli scranni di Palazzo Ferro Fini ritornato ad occuparsi in pianta stabile delle sue imprese agricole compresa l’"Agritab", l’azienda che conduce sui terreni presi in gestione nelle campagne legnaghesi dove un tempo si contavano numerosi corti dedite alla risocoltura: oltre a quella dei Perez, gli anziani del paese, che quest’inverno hanno seguito passo passo i lavori della nuova risaia, ricordano quelle di propriet del barone Treves e delle famiglie Caltran, Passuello e Donini. E dove – al termine di una lunga preparazione per costruire le arginature e livellare i terreni come un da biliardo – sono ricomparsi i campi con spighe di riso, distrutti ai dell’ultima Guerra, quando la morfologia del territorio stata stravolta e molti fossi sono stati chiusi o fatti defluire in un unico corso. Fino ad oggi, quando nel piccolo paese la far dda protagonista, di nuovo, il riso, con tutta la sua carica di antichi ricordi che la tradizione ha conservato.
IL CLIMA CAMBIA, CARTESIO NO
Un Carnaroli produttivo e molto stabile che fa della precocità una marcia in più