Torniamo a parlare delle semine 2024, attanagliate dal meteo avverso. Dopo l’analisi tecnica di Marco Baino, tecnico di Corteva (leggi), passiamo ad analizzare il punto di vista dei sindacati e delle associazioni di agricoltori. Partiamo con focus sul territorio lombardo.
NON TUTTO IL MALE VIEN PER NUOCERE
«Anche i più affezionati all’asciutta quest’anno hanno dovuto accettare un compromesso, seminando parte della superficie aziendale in acqua- afferma Fulco Gallarati Scotti, rappresentante di Copagri In Lomellina -. Ritengo che questo ritorno forzato alla semina in acqua possa contribuire anche ad una maggiore adozione di questa tecnica nei prossimi anni. Sappiamo, dalle dichiarazioni di molti esperti, quanto questo possa aiutare in ambito irriguo. L’acqua è il vero elemento limitante della risicoltura italiana, nonostante l’abbondanza attuale le piogge sono e saranno sempre ben accette per il riso. Vi è poi l’incentivo alla sommersione in risaia, superiore in Lombardia rispetto al Piemonte, impegno politico che anche grazie al meteo sta riscuotendo più successo del previsto. Insomma non tutto il male non vien per nuocere a mio modo di vedere».
IL RISO NON TEME L’ACQUA
«Ritengo sia infondato anche affermare che il contesto meteorologico possa portare ad una mancata semina in ambito risicolo. Questa coltivazione com’è noto, viene storicamente portata avanti per lo più in contesti paludosi. In acqua si è sempre seminato e anche quest’anno credo lo si possa fare. Certo esistono casi particolari, dove si erano preventivate lavorazioni del terreno più complesse come ad esempio uno spianamento, in cui le circostanze hanno fermato le operazioni in momenti in cui è difficilissimo recuperare. Si tratta, però, di situazioni puntiformi. Anche in questi casi inoltre una soluzione produttiva si trova, con una semina, anche su terreni non perfetti e con tempistiche ritardate, di varietà precoci in acqua.
Capisco che alcuni giovani agricoltori non abbiano mai seminato in sommersione in Lombardia negli ultimi anni ma sono certo che non manchino persone d’esperienza che possano aiutarli. Certo le difficoltà maggiori ci sono, non lo metto in dubbio, ma penso che siano tutte problematiche affrontabili. Ciò a differenza della mancanza d’acqua vissuta nel 2022, che ha preoccupato molti anche nelle prime fasi della campagna scorsa. Lo stato d’animo di quei momenti era decisamente peggiore di quello odierno, dove una soluzione c’è, soprattutto in risicoltura».
INCONCEPIBILE NON CONSIDERARE LA SEMINA IN ACQUA IN RISICOLTURA
«Quest’anno le condizioni per la semina in asciutta non ci sono state in molti casi – spiega Giovanni Daghetta, responsabile nazionale riso di Cia –. I produttori che si sono focalizzati unicamente su questa tecnica stanno subendo ritardi maggiori e fronteggiando difficoltà importanti. In molti casi si rischia di non avere raccolti sufficienti, ad esempio dove si è seminato varietà tardive oltre metà maggio. Per questo mi sorprende molto vedere alcuni colleghi ancora in attesa di poter seminare a file interrate, pur consci del rischio di rimetterci se l’autunno non dovesse essere favorevole. Senza contare l’incentivo economico alla sommersione per chi avesse aderito allo sviluppo rurale, più consistente in Lombardia rispetto al Piemonte, che mi porta a comprendere ancor meno le scelte dei risicoltori della mia regione.
Se un agricoltore avesse scelto con tempestività di affidarsi alla sommersione, al contrario, credo che le tempistiche per ottenere risultati ottimi ci siano state. Il raccolto 2024 sarà comunque in ritardo in linea generale. Oltre ai problemi per le semine, le camere lavorate in tempo stanno soffrendo il clima freddo e piovoso, che rallenta lo sviluppo della pianta. Anche in questo caso i danni maggiori li stanno subendo i risi in asciutta, in quanto l’acqua ha permesso di mantenere una temperatura più costante, in qualità di volano termico. Certo seminare a spaglio è una lavorazione più laboriosa, praticata meno nelle ultime campagne. Ciononostante, arrivare ad avere rischi produttivi importanti in risicoltura, dove la sommersione è da sempre una scelta valida, ritengo che sia qualcosa di inconcepibile per un imprenditore in un anno come questo».
ASSUEFATTI DALLE ULTME ANNATE “COMODE”
Restiamo in Lombardia spostandoci in areali meno strettamente legati al riso. Ci confrontiamo con Amedeo Cattaneo, associato di Cia Milano Lodi e MB. «Anche nel milanese e nel lodigiano le difficoltà per la preparazione delle camere e per la semina sono state molte. Nelle ultime campagne il clima ha permesso di sviluppare le lavorazioni con largo spazio di manovra. Questo ha portato ad abituarsi a questa comodità rendendo più difficile fronteggiare un clima più incerto come quello di questa primavera.
Molte aziende, inoltre, hanno sviluppato un’impostazione sempre più industriale, con superfici in gestione in crescita ed affidandosi maggiormente al lavoro dipendente. Questa struttura riduce flessibilità e tempestività. Ad esempio, risulta più oneroso retribuire i collaboratori nei gironi festivi, dove la loro presenza non è inoltre garantita. Sebbene marginale anche questo elemento ha influito, riducendo la possibilità di intervento nelle poche finestre disponibili, che per ironia della sorte sono spesso coincise con i periodi di ponte».
NON POSSIAMO LAMENTARCI SEMPRE
«Detto ciò, ritengo che gli agricoltori non possano lamentarsi in ogni circostanza. Un’annata come questa, dove l’acqua non dovrebbe mancare per tutta l’estate, deve essere accolta positivamente dai produttori, consci di quanto avvenuto meno di due anni fa. Ritengo sia giusto sottolineare i problemi nei momenti critici ma non si può sempre vedere il bicchiere mezzo vuoto. Oggi dobbiamo gioire dei lati positivi di questo contesto e capire che fronteggiarlo al meglio è parte del nostro impegno imprenditoriale come agricoltori. Dobbiamo fare ciò anche per non scadere nell’eccessivo vittimismo, che rischia di rendere le nostre lamentele vane anche quando fondate su necessità irrinunciabili.
Anche per il morale personale, inoltre, ritengo sia importante avere maggior positività nell’affrontare le sfide che ci propone la natura, con cui abbiamo scelto di lavorare. L’imprevedibilità del meteo è da sempre parte dell’agricoltura. Testimoni di ciò sono i molteplici detti popolari che identificano l’una o l’altra data come possibili riferimenti per avvenimenti metereologici fuori stagione. Ad esempio nelle nostre zone si parla spesso di periodi tipici per le gelate tardive in fine aprile, con l’invernino di San Giorgio, o inizio maggio, l’invernino di Santa Croce. Bisogna capire che la natura è imprevedibile ed essere sempre pronti a fronteggiarla con ottimismo, soprattutto le generazioni più giovani». Autore: Ezio Bosso.
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