risone
Le sedute di inizio settimana confermano gran parte dei cali registrati venerdì a Mortara (leggi), correggendo ulteriormente al ribasso la voce dedicata ai lunghi A da parboiled (“Tipo Ribe”) a 50 €/q lordi. La domanda si riaffaccia timidamente su diverse varietà, gli scambi restano ridotti ma in crescita rispetto a dicembre.
IL RISONE CALA PIÙ DEL RISO
Come spiegato sabato, nonostante l’importanza del calo, le quotazioni attuali erano ampiamente attese dagli operatori di mercato. Si tratta di valutazioni che rappresentano la realtà dei prezzi allo scambio in vigore da quasi un mese. I passi indietro si registrano per gruppi varietali che paiono più disponibili nel bollettino trasferimenti proposto da Ente Risi (vedi) o in difficoltà sulla domanda.
Interessante notare quanto proposto dalla analisi di mercato della Granaria di Milano, in cui si sottolinea come nei risi lavorati vi siano cali più contenuti in tasso percentuale. Nel dettaglio per il risone: Volano-Arborio -7% in media, Carnaroli -4%,Loto -9% in media, Luna Dardo e similari (Ribe) -9,5% in media, Sole e Selenio -8,5% in media. Il calo più pesante per Lido, Crono, Flipper e similari, per Balilla e Centauro, mediamente del 18%. Il listino del bianco all’ingrosso propone: -5% l’Arborio, -6,7% Ribe anche parboiled, -6,5% medio Originario e comune, -3% Carnaroli. Il primato spetta al -12,6% di Lido e similari.
IL CONTESTO INTERNAZIONALE FAVORISCE IL PREZZO DEI LUNGHI B
Nonostante une rimanenza maggiore rispetto a due delle ultime tre campagne di vendita, continua il buon momento di domanda per gli “indica”. Gli operatori confermano il prezzo di scambio tra 47/48 €/q lordi con pagamenti a 60-90 giorni. La quotazione resta 50 €/q lordi. I contesti economici e ambientali su diverse piazze internazionali stanno sostenendo il mercato dei lunghi B. Il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense ha rivisto al ribasso le stime del raccolto mondiale di riso, che rimane tuttavia una produzione record di 517,8 milioni di tonnellate. Tale risultato comporta comunque un deficit, in quanto l’uso domestico è a sua volta il record di 525,2 milioni di tonnellate. Le scorte finali sono stimate a 167,4 milioni di tonnellate, valore più basso degli ultimi 6 anni. Anche le prospettive non sono rosee. El Niño ha influenzato la produzione in Asia, con diminuzioni previste in India, Thailandia e Indonesia. La Nigeria prevede di importare 2,1 milioni di tonnellate di riso nel 2024 a causa della domanda più forte del previsto.
FOCUS SU ASIA E STATI UNITI
Questo squilibrio nel rapporto produzione e consumo, unito alle restrizioni all’esportazione imposte dall’India, hanno innalzato i prezzi globali del riso, soprattutto i grani lunghi (i nostri lunghi B). Parlando di prodotto lavorato, Il grana lunga thailandese è quotato a 583 $/tonnellata nella settimana conclusasi il 7 novembre. Per il riso vietnamita con il 5% di rotture, il prezzo è salito a 660 $/tonnellata nella stessa settimana, con un aumento di 40 $ rispetto a ottobre, raggiungendo il livello più alto dal luglio 2008. Stesso risultato raggiunto dal long-grain made in US con il 4% di rotture, rimasto stabile a 760 $/tonnellata. Sempre negli USA si confermano, al contrario degli indica, le difficoltà per i grani medi, equiparabili ai nostri medi-lunghi A da export. Il riso a grana media della California con rotture al 4% è sceso a 1.000 dollari/tonnellata nella stessa settimana, il livello più basso dal maggio 2021. Autore: Ezio Bosso risone 
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