Domanda quasi assente e tendenze al ribasso nelle sale di contrattazione durante la settimana appena conclusa (leggi l’ultima analisi).
«PREOCCUPA IL CROLLO NEL TRASFERITO»
Oltre al calo nelle quotazioni a destare preoccupazione sono i numeri relativi ai trasferimenti. Questi lamentano un brusco calo negli acquisti di risone italiano da parte delle riserie, -29% rispetto ad un anno fa. Affrontiamo questi temi insieme a Pietro Pierciaccante, risicoltore della Piana di Sibari in Calabria.
«Ritengo che questi numeri siano decisamente preoccupanti per il settore. L’industria ai prezzi attuali compra poca merce in quanto risulta difficilissimo riuscire ad assorbirli al momento dello smercio. Nella mia azienda trasformiamo buona parte della produzione, circa 4.000 quintali, che vendiamo attraverso diversi canali di commercializzazione. Negli ultimi mesi abbiamo però deciso di ridurre molto gli scambi con la GDO in quanto, considerando i prezzi del risone grezzo ed i costi di trasformazione, l’apprezzamento del 12% da loro proposto non risultava sufficiente. Con tale variazione il nostro bilancio aziendale vendendo presso di loro risultava in perdita di quasi 0,40 €/kg. Riserie più strutturate, capaci di spalmare meglio i costi, non hanno fatto la stessa scelta ma anche per loro il momento è complesso».
«È NECESSARIO TROVARE UN EQUILIBRIO TRA PREZZO E COLLOCAMENTO»
«Il riso da mercato interno, dove l’apprezzamento è più rapido ad arrivare al consumatore e non viene mitigato dalla merce estera, ha visto i propri consumi calare. Il cittadino medio se vede del Carnaroli a 4,50 €/kg non esita a comprare la pasta o altre fonti di carboidrati. Per quanto riguarda tondi e lunghi B, le elevate giacenze presso i risicoltori sono in parte dovute ai flussi di merce provenienti dall’estero. Ciononostante le riserie stanno lavorando per aprire ulteriori canali di approvvigionamento. Per farlo esercitano anche pressione sui legislatori europei, pur senza manifestarlo pubblicamente, al fine di ridurre le barriere alle importazioni anche dai paesi per i quali queste sono presenti. Se questo accadesse si rischia di veder calare molto l’investimento di superficie per riso tondo e “indica” nelle risaie italiane.
Questo porterebbe ad avere moltissimo lungo A, unico riso quasi unicamente nostrano, che rischierebbe così di essere fortemente deprezzato. Tale evenienza è da scongiurare ma d’altro canto appare evidente che i prezzi attuali e visti nel corso di questa campagna non siano sostenibili nel lungo periodo. È necessario individuare un giusto equilibrio di prezzo nel contesto di mercato globalizzato attuale. Questo molto probabilmente si trova a valori inferiori rispetto agli odierni ma permette un collocamento più agevole del nostro risone sul mercato, che non deve essere deficitario come in questa annata».
«RISULTA DIFFICOLTOSO LAVORARE IL TERRENO A CAUSA DELLE PIOGGE»
«Per quanto riguarda l’annata agraria stiamo lavorando dove possibile i terreni per la preparazione del letto di semina – continua Pierciaccante -. Tale pratica quest’anno non risulta semplice, essendo occorse piogge copiose e cadenzate. Basti pensare che nell’ultimo anno sono piovuti circa 750 mm contro un dato medio attorno ai 500 mm. I nostri terreni inoltre sono caratterizzati da una tessitura prevalentemente argillosa, ancor di più dei suoli vercellesi, per quanto ho potuto constatare personalmente. Confidiamo comunque di riuscire a seminare, come consueto in sommersione, entro la fine del mese.
Ci attendiamo una campagna positiva, avendo a disposizione acqua in abbondanza, così come nelle recenti campagne. Ad irrigare questi territori è la catena del monte Pollino, grazie ad invasi artificiali ed accumuli nevosi. La nostra gestione è da tempo ottimizzata al meglio a causa della consueta scarsità. In contesti molto più critici di quello attuale riusciamo ad irrigare quasi 40.000 ha, tra cui solo 700 ha nei terreni più salmastri sono a riso, utilizzando anche sistemi di microirrigazione su pescheti ed agrumeti». Autore: Ezio Bosso.
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