Proseguiamo l’analisi della siccità nelle terre di risaia, dopo l’intervista a Est Sesia, con Carla Colombo, responsabile della comunicazione per il consorzio ET Villoresi.
PREVISIONI PER L’ANNATA AGRARIA IN CORSO
Quali zone servite da Villoresi potrebbero andare in sofferenza e quando?
«La stagione irrigua è avviata. Nel Villoresi avviene prevalentemente per il soddisfacimento della semina a sommersione del riso, degli orti e delle aree a valenza ambientale. Le colture caratterizzate da minori fabbisogni, come prati e cereali, sono state invece poste in rotazione. Non vi sono zone dove la situazione è più grave che altrove. Possiamo affermare che le criticità, connesse alla crisi idrica, coinvolgono purtroppo l’intero tracciato».
Qual è la portata ottimale del periodo e quella attuale dei canali?
«Oggi nella rete Navigli occidentali si derivano circa 30 mc/s. Il procedere della stagione irrigua e l’avvicendarsi delle richieste per le colture del mais, perdurando l’attuale situazione di severità idrica, sono destinati ad aggravare le criticità. In regime ordinario infatti, a meno di piccole variazioni dipendenti dalle condizioni meteo, nell’ultima decade di aprile i fabbisogni nel Naviglio raggiungono i 45 mc/s con progressivi aumenti sino 55 mc/s entro il mese di maggio per poi attestarsi sulla portata di competenza di 64 mc/s entro metà giugno.
Per quanto riguarda, invece, il Canale Villoresi siamo attualmente a 25 mc/s. Per il regime ordinario, tra la fine del mese di aprile e la prima settimana di maggio, sono raggiunti i 35 mc/s derivati, per poi procedere con incrementi continui. A seconda delle effettive richieste degli utenti si raggiunge la competenza di 55 mc/s, tra la fine del mese di maggio e la prima decade del mese di giugno.
«Infine, il Naviglio Martesana deriva attualmente 2 mc/s laddove la competenza è di 32 mc/s. Valore che in condizioni normali è progressivamente raggiunto entro la seconda metà/fine del mese di maggio».
INVESTIMENTI E INFRASTRUTTURE
Quali opere servirebbe finanziare per affrontare il problema nei prossimi anni?
«E’ auspicabile immagazzinare sistematicamente più acqua nei bacini. Poi, dai quali attingere in condizioni di scarsità idrica. In questa direzione si muove la sperimentazione della regolazione del Lago Maggiore da cui prendono origine sia il Canale Villoresi, sia i Navigli occidentali. La sperimentazione ha avuto inizio nel 2015, prevedendo l’innalzamento del limite estivo del Verbano da + 1,00 a +1,25 m sullo zero idrometrico di Sesto Calende. Il programma era stato avviato con l’impegno da parte del Ministero dell’Ambiente di arrivare, entro il 2020, al tanto auspicato +1,50 m».
Nel 2017 è stata prevista la facoltà, in caso di severa e prolungata crisi idrica interessante la vasta area costituita dall’asta del Ticino e del Po, di un ulteriore innalzamento del livello lacuale a +1,35 m.
«A fronte di periodi siccitosi sempre più frequenti – come l’inverno appena trascorso, caratterizzato da lunghi mesi senza precipitazioni – il fatto di poter contare su un’eventuale riserva d’acqua dal Verbano consente di mitigare sensibilmente gli effetti dovuti ai picchi di severità idrica senza accrescere in alcun modo il rischio allagamenti durante il verificarsi di precipitazioni intense».
Lo scorso dicembre è stata approvato un nuovo periodo di sperimentazione per il Lago Maggiore, che si protrarrà sino all’anno 2026, durante il quale sarà consentito un aumento massimo sino a 25 cm sul livello estivo +1,25 m, arrivando così a ben +1,50 m in caso di necessità idrica.
Tra gli interventi attivabili, con l’obiettivo di incrementare i volumi immagazzinati nei bacini, rendendoli disponibili all’occorrenza, anche la deroga al Deflusso Minimo Vitale (DMV). L’azione svolta in modo congiunto dai Consorzi di bonifica regionali e dall’Associazione ANBI Lombardia, che li riunisce, ha fatto sì che la Regione emanasse il 13 aprile scorso una delibera dedicata. La Delibera ha autorizzato i Consorzi dell’Adda e dell’Oglio, nel cui territorio si stanno registrando significative carenze idriche. La misura, anche se temporanea e localizzata, è tuttavia fondamentale anche per il valore politico, che riconosce l’importanza dell’acqua irrigua».
ASPETTI AGRONOMICI
Cosa cambierebbe se tutti seminassero in sommersione e non in asciutta?
«Sicuramente vi sarebbero dei benefici. La falda acquifera potrebbe da fine marzo contare su più risorsa idrica e ai primi di aprile vi sarebbe già acqua per i campi. Inoltre, le colture del riso e del mais non si accavallerebbero per quanto riguarda l’esigenza idrica a partire dalla metà di giugno». Autore: Elettra Bandi.