I risicoltori francesi della Camargue vedono la loro produzione minacciata dalle infestanti. Alcuni chiedono l’autorizzazione di usare più agrofarmaci, come fanno i loro vicini europei, per rimanere competitivi. Ma non tutti i produttori condividono questa richiesta. La produzione di riso francese in Camargue è nel suo momento peggiore. Non era ad un livello così basso da quasi 30 anni.
La presenza di malerbe rappresenta una grane preoccupazione per i produttori, e per sradicarle, Bertrand Mazel, presidente del sindacato dei risicoltori della Camargue, vorrebbe poter fare quello che fanno i suoi vicini italiani e spagnoli, che sono autorizzati a usare il triplo di agrofarmaci autorizzati. «Siamo in un mondo spietato dove se non siamo competitivi, scompariamo», afferma Mazel. Nella Camargue, la coltivazione del riso coinvolge più di 150 aziende agricole.
L’uso di più principi attivi nella Camargue è però divisivo. Il produttore Bernard Poujol è particolarmente contrario. Sui suoi 20 ettari, produce riso biologico, e ha puntato sulla semina in asciutta. Per completare la crescita, una volta allagate, in risaia combatte le infestanti con l’aiuto delle anatre. Una tecnica redditizia: il riso convenzionale si vende a 350 euro a tonnellata, mentre il riso biologico è «intorno ai 2.500 euro a tonnellata. Quindi anche con sole quattro tonnellate, a 2.500 euro a tonnellata, facciamo 10.000 euro di fatturato. Il riso biologico è venduto a una media di sei euro al chilo, che è il doppio del riso convenzionale».