Continuiamo a occuparci della semina in asciutta, dopo la denuncia di Risoitaliano sull’addio alla sommersione: la semina in asciutta è diffusa nel 70 – 80% delle aziende risicole lombarde con punte superiori al 90%. Lo facciamo sentendo un consorzio che irriga le risaie più settentrionali d’Italia, che riflette sugli investimenti resi necessari dai nuovi metodi di semina.
«La diffusione della semina in asciutta comporta che nel periodo di massima disponibilità idrica durante lo scioglimento delle nevi – dice il Direttore Generale del Consorzio di Bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese, Alessandro Iacopino – corrisponda uno scarso utilizzo e, per contro, la massima richiesta di acqua avviene verso giugno quando la disponibilità complessiva è più ridotta. Si tratta di un trend piuttosto consolidato negli ultimi anni che per essere risolto e riportato in equilibrio ha necessariamente bisogno di un approccio infrastrutturale. Non penso che l’aumento delle aliquote per i risicoltori che scelgono la semina in asciutta possa produrre effetti positivi, dinanzi ad un fenomeno ormai così generalizzato, anzi… I canali esistenti possono essere migliorati e ridimensionati così come di nuovi ne dovrebbero essere realizzati, ma poi vanno riempiti. E l’accumulo di scorte idriche, nei periodi in cui l’acqua è abbondante e non viene utilizzata, è certamente un obiettivo da perseguire parallelamente al potenziamento dei canali. Di recente abbiamo realizzato già tre invasi. In particolare, oggi ci troviamo con il progetto esecutivo dell’invaso del torrente Sessera. In questo senso le risorse economico – finanziarie liberate dal Recovery plan ci auguriamo possano essere un elemento di svolta». Autore: Andrea Bucci