Un articolo pubblicato sulla rivista ‘Rice’ a firma dei ricercatori del Centro di Ricerca in Agrigenomica (CRAG) di Spagna, rivela che le piante di riso in simbiosi con i funghi micorrizici arbuscolari mostrano una maggiore crescita, produttività e resistenza al brusone. I risultati aprono nuove possibilità per migliorare la resa del riso e ridurre l’uso di fungicidi. All’articolo hanno partecipato i ricercatori di IRTA Mar Català, del programma Sustainable Extensive Crops, e Maite Martínez, del programma Marine and Continental Waters.
Simbiosi tra micorrize e riso per una maggiore resa delle piante
La micorriza arbustiva è un fungo che stabilisce una simbiosi con le radici della maggior parte delle piante terrestri, migliorandone la nutrizione e la resistenza agli agenti patogeni. Fino ad ora, gli effetti della micorriza arbustiva sulle piante di riso sono stati poco studiati.
La simbiosi è una relazione reciprocamente vantaggiosa per gli organismi coinvolti, e questa strategia è già utilizzata per migliorare la produzione di molte colture rilevanti come il grano, l’avena e la maggior parte delle specie di leguminose. Tradizionalmente si pensava che le piante coltivate in ambienti acquatici come il riso non stabilissero simbiosi con le micorrize arbustive. Attualmente, diversi studi hanno dimostrato che questa associazione si verifica di fatto, e un recente lavoro condotto da Sonia Campo, ricercatrice post-dottorato del CRAG, scopre che la simbiosi tra micorrize e riso può aumentare la resa delle piante di riso coltivate in campi allagati.
Gli effetti della simbiosi su 12 varietà di riso
Nell’ambito del progetto europeo GreenRice, che mira a sviluppare un sistema di coltivazione del riso più sostenibile ed ecologico, i ricercatori hanno studiato l’effetto della simbiosi su dodici varietà di riso ampiamente utilizzate in Europa. In condizioni di serra, le piante di riso sono state inoculate con due diverse specie micorriziche e i risultati hanno mostrato che la maggior parte delle varietà cresceva di più dopo il trattamento. In parallelo, è stata anche testata la resistenza delle piante inoculate al diffuso fungo Magnaporthe oryzae.
“Dopo aver inoculato le piante e averle esposte al fungo patogeno, abbiamo osservato che in generale la simbiosi proteggeva le piante dall’infezione. Tuttavia, nella varietà Maratelli, molto sensibile alla malattia, l’inoculazione ha avuto un effetto negativo. Questi risultati indicano che la simbiosi ha un grande potenziale per migliorare la resistenza all’esplosione, ma i suoi effetti devono essere valutati caso per caso a seconda della varietà” spiega Sonia Campo, responsabile del progetto e prima autrice dell’articolo.
Simbiosi con la micorriza arbustiva: nuova strategia agricola?
Grazie alla collaborazione con esperti ricercatori agronomi dell’IRTA, sono stati effettuati ulteriori test sui sistemi di coltivazione convenzionali. Gli esperimenti condotti nelle risaie della Stazione Sperimentale dell’Ebro, un’area geografica con una lunga storia di coltivazione del riso, hanno rivelato che l’inoculazione del fungo ha migliorato fino al 40% la produttività delle piante di riso, soprattutto grazie all’aumento del numero di pannocchie che contengono i chicchi. Questo sostanziale aumento della resa dimostra che la simbiosi è funzionale in condizioni di alluvione, e dimostra anche che l’inoculazione con micorrize arbustive è una strategia promettente che potrebbe essere attuata nei campi.
Una ricerca che assume una particolare rilevanza in quanto apre la possibilità di utilizzare la simbiosi con la micorriza arbustiva come strategia per migliorare la resa del riso e la resistenza al brusone, promuovendo un’agricoltura più sostenibile. “I nostri risultati suggeriscono un’alternativa all’uso eccessivo e inappropriato di fertilizzanti e pesticidi, che ha creato problemi ambientali in molte zone di coltivazione del riso”, aggiunge Campo.
Questo lavoro è una collaborazione tra i ricercatori dell’Istituto di Ricerca e Tecnologia Agroalimentare (Stazione Sperimentale dell’Ebro e IRTA Sant Carles de la Ràpita) e il Centro di Ricerca in Genomica Agricola (CRAG). La ricerca è stata sostenuta dal progetto GreenRice FACCE-JPI, finanziato dall’Istituto Nazionale per la Ricerca e la Tecnologia Agroalimentare (INIA), e finanziato dal Ministero spagnolo della Scienza, dell’Innovazione e dell’Università, dall’Agenzia di Ricerca di Stato e dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR).