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MINIME LAVORAZIONI CRESCONO

da | 29 Giu 2020 | Tecnica

quota 103

Ormai ampiamente diffuso, il “minimun tillage” è una tecnica di lavorazione del terreno che consente di preparare il letto di semina in modo alternativo rispetto all’agricoltura convenzionale. Il suo scopo principale, infatti, sarebbe quello di limitare i passaggi sul suolo, caratterizzandoli da lavorazioni poco profonde, poco invasive e, soprattutto, molto veloci. Poiché le lavorazioni spesso si limitano all’utilizzo di attrezzi come erpici a molla, erpici con ancore leggere o dischi, è evidente che i tempi di preparazione si riducono notevolmente, permettendo la preparazione di un numero maggiore di ettari in un tempo minore e, allo stesso tempo, permettendo una riduzione dei costi ordinari (e straordinari) di manutenzione, carburante e manodopera.  Inoltre, l’adozione di questa tecnica non comporta dei vincoli per quanto riguarda la semina, che può avvenire in asciutta, su sodo oppure in acqua. (Avviso)

Il metodo

In particolare, la minima lavorazione prevede l’impiego di attrezzi non collegati alla presa di potenza, ma semplicemente trainati dal mezzo agricolo senza che da questo venga assorbita la potenza erogata. Solitamente, vengono utilizzati erpici e dischi, che, tuttavia, non devono superare la profondità di lavorazione di 15 cm.  Già a questo punto sono evidenti le principali differenze che intercorrono tra le lavorazioni minime e quelle più  tradizionali. Infatti, l’aratura del terreno è caratterizzata, innanzitutto, da una profondità di lavorazione di circa 30 cm, a cui segue necessariamente il lungo livellamento dei campi e, infine, la fresatura di precisione, che, tra l’altro, viene azionata alla presa di forza.  Indubbiamente, ci sono numerosissimi benefici che derivano dall’adozione della minima lavorazione. Come abbiamo anticipato, sul piano economico il risparmio è notevole, così come a livello temporale, per non parlare delle sostanze nutritive che vengono a formarsi nel terreno. 

Più nello specifico, il consumo di gasolio cala all’incirca del 50% (academy.kvernelandgroup.it), questo perché non sono necessari trattori di “grossa taglia” per trainare gli attrezzi e, poiché la profondità è molto meno accentuata che nell’aratura, l’attrito che esercita il terreno sull’attrezzo diminuisce vertiginosamente. Inoltre, grazie al fatto che le lavorazioni sono in numero limitato e le ore di lavoro del trattore diminuiscono per stagione, proporzionalmente diminuisce il bisogno di manutenzione ordinaria del mezzo; anche gli stessi attrezzi, sottoposti a una sollecitazione minore, sviluppano un’usura più controllata. 

Il letto veloce

La lavorazione minima permette di preparare il letto di semina più velocemente, a parità di ettari, della lavorazione tradizionale. Questo è dovuto al fatto che la velocità di percorrenza può raggiungere anche i 15 km/h, contrariamente all’aratura che, mediamente, si aggira all’incirca ai 6 km/h; inoltre, in seguito all’erpicatura/discatura, non è necessaria la lenta e dispendiosa livellazione del terreno. Infine, contano anche le stesse dimensioni degli attrezzi: un erpice mediamente puó  contare su una larghezza più ampia dell’aratro e, conseguentemente, consente di coprire un’area maggiore in meno tempo. I benefici, tuttavia, non si presentano esclusivamente dal punto di vista del risparmio. Infatti, mentre l’esecuzione di più lavorazioni da un lato potrebbe migliorare lo stato fisico del terreno, dall’altro ne peggiora la struttura a causa delle continue pressioni delle ruote, soprattutto dopo che l’aratura indebolisce la resistenza del terreno alla pressione dei mezzi agricoli. Ancora, le lavorazioni profonde danneggiano chimicamente il suolo, in quanto distruggono ogni anno la formazione dello strato di sostanze organiche che nutrono il seme durante l’accestimento. (Avviso)

Facciamo i conti

E la produzione? Non ne risente. Infatti, non solo il rapporto q/ha non varia, ma con qualche accorgimento in termini di unità di azoto e potassa, la produzione può aumentare, aiutata anche da quelle sostanze nutritive citate precedentemente. Tuttavia, se anche dovesse lievemente diminuire la produzione, la quantità di denaro investita all’inizio della stagione è notevolmente più bassa e questo, insieme al contributo economico di 185 €/ha erogato dall’Unione Europea, porta necessariamente a un bilancio positivo in termini di guadagno. Infine, eventuali problematiche non sorgono neanche nei giorni di semina: si puó  liberamente seminare in asciutta, su sodo o in acqua, senza che questo comporti delle modifiche alla preparazione dei campi. A fronte di tutto ciò, sono chiari i motivi per cui la tecnica di minimum tillage sia stia espandendo sempre di più in Italia e, in particolare, tra i risicoltori di Lombardia e Piemonte: a giudicare dai dati, sembrerebbero aver fatto una scelta sensata. Autore: Fabio Roncallo

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