Dopo la denuncia di Lasagna sulla crisi irrigua che ci attende e sul rischio che la semina in asciutta la peggiori, i direttori dei principali consorzi irrigui della risicoltura italiana ci spiegano quale sia secondo i dati delle loro associazioni la situazione della campagna 2020. Partiamo da Alessandro Iacopino, direttore del Consorzio di bonifica della Baraggia Vercellese e Biellese: «Sembra che quest’anno anche da noi, nonostante la nostra collocazione geografica, siano in molti ad aver adottato la semina in asciutta. Il nostro consorzio si rifornisce unicamente dal Sesia e la carenza di accumulo nevoso alla fonte di questo fiume può rappresentare una criticità, anche se ci sono molte variabili in gioco e ad oggi non possiamo sapere se ci saranno carenze. Chiaramente è un peccato non sfruttare l’acqua in questo periodo di abbondanza ma capisco gli agricoltori, che scelgono la semina interrata in virtù di indubbi vantaggi imprenditoriali. Dobbiamo imparare a fare i conti con questa situazione, ricordando però che il sistema non è pensato per questa impostazione e indubbiamente ne risente. Per quanto riguarda la campagna, ho visto annate con tantissima neve sfociare in periodi di siccità al momento opportuno e viceversa, perché la piovosità è un elemento importante e può cambiare di molto le circostanze all’utilizzo, per questo non me la sento di fare previsioni. Voglio sottolineare una nota positiva: quest’anno siamo partiti giusti nel rifornimento dei canali, evitando i ritardi della scorsa campagna».
La situazione del triangolo del riso
Preoccupazione dunque, nel triangolo d’oro del riso, cioè tra Novara, Vercelli e Pavia. Anche Luca Bussandri, direttore di Ovest Sesia, non vede di buon occhio l’attuale situazione: «È chiaro che l’adozione della semina in asciutta fa si che i fabbisogni idrici dei risicoltori si manifestino tutti nel medesimo periodo e senza aver ricaricato precedentemente la falda sotterranea alle camere. Ora tutti sono sereni ma al momento della richiesta, mancando le riproduzioni (colature e fontanili), chiaramente l’acqua viva non riuscirà a soddisfare le necessità di tutti. Basti pensare che il nostro consorzio si definisce a regime con 150 m^3 /s di utilizzo che nascono da una derivazione di 100 m^3/s, la differenza è proprio legata a colature e fontanili, che mancano se non viene ricaricata la falda precedentemente. Questo si traduce poi in grosse mancanze e ritardi per i beneficiari di valle, che noi cerchiamo di tutelare in tutti modi al pari di quelli di monte ma, trattandosi di un sistema naturale, non possiamo fare miracoli. Ad esempio, l’anno scorso con i canali a pieno regime abbiamo dovuto contingentare gli utilizzi di monte per spingere più acqua possibile a valle, dove altrimenti non sarebbe arrivata l’acqua nel momento di necessità. Abbiamo mostrato più volte ai nostri agricoltori i dati numerici oggettivi dell’effetto di questo ampio ricorso alla semina interrata, ricevendo critiche, più che legittime, riguardanti l’impossibilità di limitare le scelte imprenditoriali dei singoli, ma noi l’acqua non possiamo inventarla. Cerchiamo di mantenere il servizio operativo al meglio, lavorando di concerto anche con gli altri consorzi irrigui, ma i risicoltori devono capire che questa situazione non dipende da noi e bisogna o cambiare o adattarsi alle conseguenze». Mario Fossati, direttore di Est Sesia, aggiunge: «I temi critici sono gli stessi dello scorso anno, con l’aggiunta delle minori riserve nevose in montagna, come sottolineato dall’ex-collega Lasagna. Noi stiamo lavorando a pieno regime, come abbiamo fatto per tutto il corso dell’emergenza in campagna e da lunedì anche negli uffici. La pratica del riso in asciutta è ulteriormente in aumento, in tutto il comprensorio, sia nella modalità della sommersione ritardata sia in quella che prevede solo bagnature periodiche. Per questi motivi non possiamo che constatare il ritardo nella partenze delle acque di riciclo e di risorgenza, confermato dai dati di falda rilevati dalla rete di piezometri distribuita sul territorio, che costituiscono oltre il 30% della nostra risorsa tradizionale, e vedere le abbondanti acque di questi giorni andare al mare senza poter essere utilizzate né invasate nel grande serbatoio della falda freatica. Fortunatamente potremo contare anche quest’anno sul livello di regolazione sperimentale del Lago Maggiore a 1,35 m sull’idrometro di Sesto Calende, come confermato dal Segretario dell’autorità di bacino nella riunione dell’Osservatorio delle risorse idriche del 7 maggio, ma occorrerà necessariamente il contributo delle piogge a giugno per poter avere il bacino lacustre pieno fino a fine mese, così da soddisfare i nostri consorziati fino a metà agosto senza intoppi. Senza il contributo della falda comunque saranno inevitabili riduzioni significative, come già sperimentato lo scorso anno, con le zone tradizionalmente servite da fontanili e colatori in crisi fino a luglio inoltrato».
La nota di Est Sesia
Est Sesia ci fornisce, inoltre, alcuni importanti dati statistici, riferendo che nel mese di aprile, le medie delle temperature massime (19,4°C), minime (7,1°C) e media (13,3°C) sono state inferiori di 1,5°C, 1,00°C e 1,25°C rispetto al valore del 2019 e di 0,1°C,0,8°C e 0,35°C rispetto alla media dei 78 anni precedenti. Riguardo l’andamento delle precipitazioni, nello stesso periodo presso la stazione termopluviometrica di Lumellogno, si sono cumulati 56,4 mm di pioggia, inferiori di ben 123,5 mm (-65,35%) rispetto al valore dell’anno precedente e di 31,6 mm (-35,9%) rispetto al valore medio dei 92 anni precedenti. Nel mese di maggio, sino ad oggi, sono caduti 10 mm di precipitazioni in 1 solo giorno. La progressiva salita dello zero termico, dovuta all’innalzamento delle temperature, in particolare nella parte centrale del mese di aprile, ha determinato il corrispondente aumento della quota neve, con un manto nevoso continuo solo a partire dai 2300 m di quota. Vengono confermati i dati di Lasagna relativi alla diminuzione dell’accumulo nevoso alle stazioni di controllo, consolidati dalla diminuzione dell’altezza media della copertura nevosa nei bacini del fiume Toce (-15,65% rispetto alla media dei 70 anni precedenti), Sesia (-48,7% rispetto alla media dei 27 anni precedenti) e Dora Baltea (-1,7% rispetto alla media dei 18 anni precedenti). Nel mese di aprile è proseguita, inoltre, la lenta discesa del livello idrico del lago Maggiore iniziata nei mesi precedenti, dalla quota di + 0,75 m del 1° aprile sino alla quota di + 0,46 m del 20 aprile. Tale discesa si è poi arrestata grazie alle precipitazioni, seppur modeste, verificatesi nella terza decade del mese. Al momento dell’ultima rilevazione (11 maggio) l’idrometro di Sesto Calende indicava una quota di + 0,70 m, corrispondente ad una riserva utile di 252,00 milioni di m³. Ritornando all’argomento falda, vi riportiamo di seguito il grafico relativo alla rilevazione del piezometro di Monticello (NO).
Occhi puntati sul Verbano
Anche Laura Burzilleri, direttrice di Est Ticino Villoresi, ribadisce i concetti di Fossati, dicendo che «le problematiche persistono e si amplificano di anno in anno. Il Lago Maggiore è stabile in questo periodo e la notizia recente, che conferma il mantenimento del livello di accumulo a 1,35 m, è sicuramente positiva in quest’ottica. Ad oggi il livello è 63 cm, quindi c’è molto spazio per l’accumulo delle acque prodotte dallo scioglimento delle nevi, che speriamo avvenga il più vicino possibile alla data di utilizzo della risorsa idrica, al fine di evitare sprechi. Il problema per i territori che usufruiscono di acque secondarie, in ogni caso, rimane, elemento che colpisce molto i nostri beneficiari, soprattutto nel basso pavese. Su questo fronte, dunque, temiamo grosse crisi, a meno che non arrivino sufficienti piogge al momento opportuno ma i segnali non sono incoraggianti e le carenze vissute in passato potrebbero ripresentarsi. L’equilibrio che vigeva storicamente risente inevitabilmente del dilagare della semina interrata in risicoltura, poiché gli utilizzi di monte sono fondamentali per le fruizioni di valle è ciò non può essere modificato».
Casale teme luglio
Ma il riso non si coltiva solo nel triangolo d’ore e allora siamo andati a sentire cosa ne pensano a Casale Monferrato. Pier Mario Girino, direttore della Coutenza Canali Lanza Mellana e Roggia Fuga, dichiara: «non prevedo criticità dovute ad influenze esogene ma so che ci saranno problemi nelle irrigazioni di luglio, in seguito all’impossibilità di effettuare dei necessari lavori di manutenzione, a causa di alcuni dissidi con il comune di Casale Monferrato. L’acqua non penso mancherà nel territorio gestito dalla Coutenza, vedendo che anche in estati particolarmente siccitose non è mai mancata».
L’Isola felice
Roberto Bin, direttore del Consorzio di Bonifica Veronese, che serve i territori di produzione del Vialone Nano a sud di Verona, a Isola della Scala, ci racconta il funzionamento del suo consorzio, dicendo che «le nostre acque vengono derivate prevalentemente dal fiume Adige e, dopo essere state utilizzate per l’irrigazione dei vigneti e dei frutteti dell’alta pianura veronese, riaffiorano in superficie attraverso fontanili e risorgive a sud di Verona, dove vengono utilizzate da seminativi e risaie. Nelle nostre zone la semina in asciutta del riso non viene ancora adottata in modo considerevole, per questo non rappresenta una criticità per la falda sotterranea. Per quel che riguarda le previsioni per la stagione estiva, sono fiducioso che anche quest’anno l’Adige non ci tradirà, considerando la presenza ancora abbondante della neve in quota e la presenza di molti invasi nella zona alpina».
La Sardegna ringrazia le dighe
Concludiamo con la Sardegna. Maurizio Scanu, direttore generale del Consorzio di Bonifica Oristanese, ci racconta come vengono raccolte la acque utili alla risicoltura sarda e ci fornisce le previsioni per la campagna risicola in quei territori, affermando: «Qui in Sardegna abbiamo realizzato un certo numero di dighe che permettono il contenimento delle quantità d’acqua necessarie all’irrigazione dei campi, anche con programmazione pluriennale della risorsa. In particolare quella che ci riguarda è stata realizzata sul fiume Tirso, il maggiore corso d’acqua dell’isola, e misura 600 m al coronamento e 100 in altezza. Si tratta di una diga tra le più grandi d’Europa, che ha creato un consistente invaso artificiale capace di contenere fino a 800 mln di m^3 d’acqua, anche se ad oggi ne contiene circa la metà. Con questa quantità siamo certi di poter soddisfare il fabbisogno delle nostre risaie, e delle altre colture, per i prossimi due anni, consumando annualmente circa 140/150 mln di m^3. La risicoltura sarda, sviluppata su circa 3.000 ha qui ad Oristano, si basa sulle tecniche tradizionali e la semina in asciutta non viene praticamente mai adottata. Chiaramente il nostro sistema è assai differente da quello padano, basandosi sulla creazione di scorte idriche coi nostri invasi artificiali e non essendo legato agli accumuli nevosi annuali, anche perché abbastanza esigui nei nostri territori, ma pur basandosi sulle precipitazioni annuali permette ed allo stesso tempo necessita di visioni e programmazioni di lungo periodo». Autore: Ezio Bosso