Dopo la pubblicazione dell’articolo https://www.risoitaliano.eu/la-pac-rilancera-lasciutta/, in cui, riportando uno studio pubblicato dall’Accademia dei Gergofili, veniva lamentata una carenza di studi relativi alle emissioni di gas serra dalle nostre risaie, ci ha contattati Chiara Bertora, ricercatrice presso l’Università di Torino. La quale ci ha proposto tre studi, prodotti dal gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali ed Alimentari dell’Università di Torino e dall’Ente Nazionale Risi, riguardanti le emissioni di GHG (gas serra) derivate dalla produzione di riso, studiate in relazione alla tecnica di semina e alla gestione dell’acqua e dei residui nel ciclo culturale. La ricercatrice, intervistata da Riso Italiano, rivela: «Stiamo continuando nella ricerca riguardante la risicoltura, abbiamo da poco terminato l’analisi dei dati relativi alla sommersione invernale delle camere, di cui procederemo prossimamente alla pubblicazione. Speriamo, nel prossimo ciclo colturale, di poter effettuare studi su una risicoltura composta da regimi di asciutta più prolungati, in associazione o meno con la semina interrata, per valutare in futuro la possibilità di adozione di queste tecniche di coltivazione anche nei nostri areali, essendo già utilizzata in altre parti del mondo. Abbiamo deciso di puntare in questa direzione notando, come si evince dagli studi, una più efficace mitigazione delle emissioni di metano nei regimi colturali che prevedono una sommersione più limitata, come la semina in asciutta con inondazione ritardata o intermittente, ma occorre tenere bene in considerazione anche gli aspetti legati all’idrologia dell’areale risicolo».
Lo studio del 2016
Vi proponiamo quindi le conclusioni di questi lavori che ampliano la consapevolezza dell’impatto sulla quantità di GHG emessi dalle risaie in relazione alle scelte colturali. Partiamo da un primo studio, pubblicato nel 2016 e intitolato “Emissioni di gas a effetto serra in relazione a diverse pratiche di gestione delle acque nelle risaie in clima temperato”: è stato effettuato da Matteo Peyron, Chiara Bertora, Daniel Said-Pullicino, Luisella Celi, Dario Sacco (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali ed Alimentari, Università di Torino) Eleonora Miniotti e Marco Romani (Centro di Ricerca sul Riso, Ente Nazionale Risi) e Simone Pelissetti (Uptofarm srl). In questo lavoro viene valutata l’efficacia delle tecniche di gestione dell’acqua, sulla mitigazione delle emissioni di CH4 dai suoli, e verificato se qualsiasi aumento concomitante delle emissioni di N2O può compensare totalmente o parzialmente il loro beneficio ambientale. Sono stati confrontati con il sistema di sommersione più classico, che inizia con l’adacquamento presemina, due regimi con semina in asciutta: uno con inondazioni ritardate e uno con irrigazione intermittente. Le emissioni di CH4 e N2O sono state monitorate su scala di campo per due anni (2012-2013), compresi il periodo della raccolta del riso e dell’assenza di coltivazione, utilizzando un approccio a camera chiusa non stazionario e utilizzando come unità di misura kg CO2 eq/ha(d). La semina in asciutta ha comportato una riduzione del 59% (media dei due anni misurati) delle emissioni totali di CH4 rispetto a quella in acqua, mentre l’irrigazione intermittente ha annullato le emissioni di CH4. L’effetto della mitigazione è stato principalmente concentrato in fase vegetativa. L’intermittenza ha prodotto i picchi di emissione più elevati di N2O, quasi totalmente verificatisi durante la fase vegetativa. Al contrario, gli altri due regimi hanno mostrato emissioni di N2O inferiori del 77% (semina in asciutta) e 93% (in acqua). Dal momento che il CH4 è il principale agente di GWP (Global Warming Potential dalla risaia, calcolato considerando il potenziale contributo all’effetto serra delle molecole delle diverse specie gassose coinvolte nel riscaldamento globale) e un’efficace mitigazione è stata ottenuta diminuendo la permanenza delle acque di stagno in campo, si deduce che l’adozione di pratiche di gestione alternativa delle acque, che prevedano la semina interrata e la successiva sommersione ritardata o l’irrigazione intermittente, possa contribuire a ridurre significativamente il potenziale di riscaldamento globale dei sistemi di raccolta del riso del 56 e 83%, rispettivamente. In definitiva, i futuri sforzi per mitigare i gas a effetto serra potrebbero essere indirizzati all’identificazione di pratiche agronomiche in grado di abbreviare efficacemente periodi di condizioni anossiche del suolo. Autore: Ezio Bosso (Nei prossimi giorni pubblicheremo gli altri due studi)
Rappresentazione grafica dei risultati