Si avvicinano le elezioni ed è opportuno mettere i puntini sulle i, al di là delle bandiere politiche. A metà febbraio, al centro ricerche dell’Ente Risi si è tenuto un tradizionale incontro tecnico che ha fatto il punto sul risone da seme. Tra i relatori, ve n’è stato uno che ha segnalato la diffusione sempre più capillare di un nematode (aphelenchoides besseyi) che deforma il chicco, andando a incidere sul raccolto e sulla qualità del medesimo. E’possibile ovviare al problema attraverso un trattamento idrotermico del seme ? Sì, avete capito bene: gli si da una bollita veloce e l’intruso schiatta, ma si abbassa anche la germinabilità, un dato sensibile per l’ottimizzazione dei conti. Visto dal moltiplicatore, questa “soluzione” presuppone che si debba acquistare più seme per avere una giusta densità di piante vive al metro quadro. Quello su cui non si riflette è che la soluzione non risolve nulla, perché sta portando a una immensa diffusione di una patologia che non si affronta in campo ma in azienda, e quindi non si affronta, ma, al più, si contiene. Purtroppo, il tema della qualità della semente di riso oggi è poco sentito e a pagarne le conseguenze sono soprattutto i moltiplicatori, come il sottoscritto, che siamo l’anello debole della catena del valore, anche in terre vocate alla produzione di risi Dop e Igp. Autore: Giuliano Compagnin, moltiplicatore di riso
IL RISO E’ SOST
Presentati i risultati della sperimentazione Risosost