L’idea di un invaso sul torrente Sessera, affluente di destra del fiume Sesia immediatamente a valle dell’abitato di Borgosesia, quale soluzione delle storiche problematiche di carenza idrica del comprensorio risicolo denominato “Centro Sesia” compreso tra il fiume Sesia ed il torrente Cervo della Baraggia Biellese e Vercellese non è certo un parto recente e nasce dal presupposto secolare della frequente indisponibilità di risorsa idrica pur in presenza di un territorio caratterizzato da abbondanza di precipitazioni e deflussi. Infatti, come noto ed evidente, il regime torrentizio dei corsi d’acqua che lo attraversano (Sesia, Cervo, Rovasenda, Marchiazza, Ostola e altri rii minori) fa sì che si alternino periodi di abbondanza con periodi di siccità in diretta connessione con il regime meteorico, con una sempre più marcata oscillazione tra i due estremi.
I primi studi per un invaso furono avviati dal Consorzio di Bonifica della Baraggia Vercellese fin dal 1953 attraverso una relazione di fattibilità che individuava nella stretta in corrispondenza della confluenza tra i torrenti Sessera e Dolca a quota 990 s.l.m. (stessa posizione dell’attuale progetto) la possibilità di costruire una diga ad arco gravità della capacità di circa 10.000.000 mc. che avrebbe potuto soddisfare una buona parte del deficit irriguo esistente oltre altri usi potabili ed idroelettrici. A questo studio seguì nella prima metà degli anni ’60 la realizzazione, da parte dell’industria tessile Zegna, dell’attuale invaso artificiale (diga delle Mischie), purtroppo molto più piccolo – 1.600.000 mc circa ed adibito al solo uso industriale mediante la centrale idroelettrica del Piancone ubicata circa 6 km più a valle della diga della Mischie. Il Consorzio si fece ancora promotore, insieme alle Associazioni irrigue Est ed Ovest Sesia, nel 1967 proponendo la realizzazione di una diga, più ampia ed in grado di dare risposte alle problematiche di un comprensorio ben più vasto, sul torrente Masatllone, affluente di sinistra del fiume Sesia. Bisogna poi attendere il 1982 per registrare, sulla spinta delle pressioni degli imprenditori agricoli, la presentazione di un nuovo progetto di massima da parte del Consorzio che prevedeva uno sbarramento di circa 15.000.000 di metri cubi d’invaso ubicato un po’ più a valle della diga degli Zegna (località Oro dell’Incino) al fine di non creare interferenze gestionali con l’attività industriale. Non se ne fece nulla. Finalmente all’inizio del nuovo millennio, a seguito dell’alienazione dell’impianto idroelettrico del Piancone e della sottesa diga delle Mischie da parte degli Zegna, il Consorzio poté stipulare con la società energetica Edison s.p.a. (ora la francese EDF) un accordo quadro per la co-intestazione del diritto di derivazione e la sostituzione dell’attuale diga con una dotata di un invaso ben più grande (circa 8 volte) che contemperasse l’attuale uso idroelettrico con le esigenze irrigue del Consorzio. A tale accordo quadro succedettero nel 2005 la redazione del progetto preliminare della nuova proposta d’invaso e nel 2010 il progetto definitivo che nel 2012 ottenne le approvazioni tecniche necessarie da parte del Ministero delle Infrastrutture e nel Dicembre 2014 il parere favorevole sulla Valutazione d’Impatto da parte del Ambientale Ministero dell’Ambiente.
La costituzione di un bacino di modulazione dell’acqua sul torrente Sessera in grado di trattenere gli apporti meteorici allorché disponibili (autunno e primavera) per distribuirli secondo la necessità (luglio ed agosto) rappresenta l’unica azione efficace per compensare le prolungate e sempre più frequenti siccità del fiume Sesia che, di fatto, attraverso le tre prese superficiali di Romagnano Sesia, Gattinara e Lenta costituisce l’unica fonte di alimentazione irrigua del comprensorio risicolo in questione, denominato “Centro Sesia” (circa 13.500 ettari) appartenente al più ampio territorio del Consorzio di Bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese.
Si evince da “Il Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani”, a cura di Smiraglia C & Diolaiuti G. (2015) che i corpi glaciali del Monte Rosa piemontese si sono ridotti del 33% negli ultimi 50 anni e, sebbene non esista in modo generalizzato una correlazione biunivoca tra masse glaciali ed acqua disponibile per l’agricoltura della Pianura Padana (che viene influenzata anche dalla piovosità e dalle riproduzioni della falda), il rapporto è certamente più marcato nelle aree agricole che si riforniscono dalle derivazioni più settentrionali poste sulle aste fluviali, appena all’uscita dalle valli alpine.
Alla luce di questo fenomeno, presumibilmente destinato – secondo i climatologi – a continuare nel prossimo futuro, occorre – per quanto possibile – prevenire le criticità per evitare di dover gestire le emergenze.
Una maggiore utilità dall’azione di compenso del nuovo bacino è inoltre conseguibile grazie alla possibile sinergia tra il nuovo invaso sul Sessera e quelli esistenti dell’Ostola e della Ravasanella come rappresentato nel disegno di seguito riportato.
Il centro Sesia è il cuore territoriale dell’unica eccellenza italiana contraddistinta da una produzione risicola D.O.P. la cui valorizzazione rappresenta un’opportunità da cogliere attraverso lo sviluppo delle migliori pratiche sia di coltivazione che di conservazione nonché di lavorazione e commercializzazione.
Si tratta di un potenziale di circa 650.000 di quintali di riso grezzo D.O.P. (circa il 5% della produzione italiana) che a regime potrebbe dare luogo alla concretizzazione dell’ambizioso progetto del Centro di Eccellenza Agro Energetico della Baraggia Biellese e Vercellese previsto sul territorio del comune di Buronzo ma il cui pieno sfruttamento non può essere gravato dall’alea della disponibilità idrica come la storia di questo territorio dimostra.
Il deficit idrico in questione, oltre che essere chiaramente percepibile attraverso le ricorrenti testimonianze degli imprenditori agricoli della zona, è stato calcolato sia dalla Regione Piemonte con un proprio studio autonomo nel 2009 su tutto il territorio del Basso Sesia sia dal Consorzio stesso attraverso una più specifica ricostruzione del bilancio idrico miratamente al comprensorio irriguo del Centro Sesia affidata al Politecnico di Torino e basata su una campagna di misurazioni in campo durata tre anni.
La carenza idrica accertata, secondo il più preciso studio del Politecnico, oscilla nell’anno medio tra i 25 ed i 30 milioni di metri cubi d’acqua all’anno ed è destinata ad aumentare sensibilmente allorché le vigenti deroghe regionali sul Deflusso Minimo Vitale (portata minima da lasciare in alveo di fiumi e torrenti prima di poter attivare le derivazione) per la risicoltura saranno ritirate.
Il riso è una pianta erbacea che appartiene al genere Oryza ed è originaria di regioni sub-tropicali caratterizzate da un clima con modeste escursioni termiche tra giorno e notte e precipitazioni molto frequenti. In Italia il riso viene coltivato in condizioni quasi permanenti di sommersione poiché solo grazie alla presenza dell’acqua, importante volano termico, si possono limitare le escursioni termiche, molto deleterie per la coltura, ed al tempo stesso assicurare la condizione di disponibilità idrica ideale per lo sviluppo della coltivata.
L’acqua, oltre alle funzioni dirette sulla pianta di riso sopra descritte, esplica diverse funzioni indispensabili per la riuscita della tecnica di coltivazione attuale in quanto contribuisce in modo efficace a:
- coadiuvare l’azione erbicida dei fitofarmaci,
- impedire o contenere efficacemente lo sviluppo delle infestanti non acquatiche,
- rendere difficoltosa la germinazione dei semi di infestanti posti in profondità nel terreno limitandone l’emergenza tardiva,
- contribuire ad evitare od alleviare condizioni di stress della pianta, rendendola meno sensibile a patologie fungine ed allo stesso tempo più efficiente nell’utilizzazione dei nutrienti,
- limitare le perdite per nitrificazione dell’azoto apportato con la fertilizzazione,
- aumentare la biodisponibilità di fosforo, altro elemento indispensabile per la pianta.Se da un lato la mancanza d’acqua produce i dannosissimi effetti sopra richiamati, dall’altro la disponibilità di un quantitativo idrico non sempre ottimale può essere parzialmente lenita grazie all’inerzia derivante dall’immensa azione laminativa esplicata dal volume idrico invasato nelle camere di risaia ed alla capillarità di un secolare sistema di canali totalmente interconnessi; esistono quindi alcuni margini di elasticità nella disciplina irrigua che se non superati non penalizzano eccessivamente la produzione.A tale riguardo vanno approfonditi eventuali metodi irrigui alternativi che, in prima analisi, non appaiono aggiungere granché all’efficienza dell’irrigazione (questi non possono infatti prescindere dalla continuità della somministrazione idrica e, quindi, dalla contemporanea presenza di acqua in tutti i canali da cui pescano), conseguita nei secoli da schemi idrici che recuperano e riutilizzano più volte la stessa acqua; altri metodi irrigui appaiono del tutto inadeguati per svolgere la funzione di protezione termica che, in effetti, sarebbe del tutto assente.Nel caso del comprensorio del Centro Sesia il bilancio idrico simulato negli studi del Politecnico di Torino ha consentito di calcolare come l’azione mitigativa degli episodi siccitosi che si verificano con frequenza circa decennale debba poter contare su un volume integrativo d’acqua di circa 20.500.000 metri cubi nel periodo compreso tra il 1 giugno ed il 20 agosto, dei quali circa la metà a protezione del periodo della spigatura.
- Per poter distribuire quei quantitativi d’acqua occorre modulare gli afflussi naturali del torrente Sessera mediante un’opera di sbarramento che trattenga l’acqua delle piene autunnali e primaverili per trovarsi nelle condizioni di bacino pieno alla fine del mese di Maggio e poterla poi erogare, nei tre mesi successivi. Gli studi condotti su tale regola gestionale hanno consentito di dimensionare con precisione il volume d’accumulo della nuova diga che dovrà essere paria a 12.360.000 metri cubi.
- Una seria politica di prevenzione dai rischi di siccità in questo comprensorio sarà quindi quella che consentirà una gestione dello stress della pianta mediante una disponibilità idrica, pur in riduzione rispetto al quantitativo ottimale, statisticamente sufficiente in rapporto tanto al quantitativo quanto alla tempestività: la dotazione irrigua di soccorso. Il calcolo della dotazione irrigua di soccorso si basa sull’obiettivo di evitare stress idrici alla pianta nel periodo fenologicamente predominante che è quello della spigatura. La dotazione irrigua di soccorso dovrà quindi essere oltre che quantitativamente idonea anche temporalmente disponibile al momento giusto, cioè fruibile immediatamente alla richiesta.
- Da quanto sopra esposto si evince che la problematica di approvvigionamento irriguo del comprensorio risicolo del Centro Sesia non può prescindere da un quantitativo adeguato di acqua volto alla protezione termica della pianta.
- In particolare, le risaie delle terre di Baraggia sono le risaie più a nord d’Europa ed anche a questa peculiarità sono dovute le particolari connotazioni qualitative alla base del riconoscimento D.O.P. In questa condizione climatica caratterizzata da escursioni termiche tra giorno e notte dell’ordine di 15 – 17 °C e con precipitazioni sporadiche od addirittura assenti durante il pieno periodo di coltivazione, la mancanza dell’acqua nella camera dì risaia per un periodo prolungato determina un elevato stato di stress idrico alle piante di riso soprattutto in relazione ai crescenti valori di evapotraspirazione nel corso dello sviluppo fogliare della coltura.
In conclusione è possibile affermare che, se realizzata, la nuova diga sul torrente Sessera avrà un’altezza di circa 90 metri e conterrà un volume idrico di 12.360.000 metri cubi, sommergendo l’attuale diga che è alta 42 metri e contiene 1.600.000 metri cubi d’acqua. Quella che vedete è la situazione attuale.
E questa è la futura diga.
Da un lato la nuova costruzione comporterà il sacrificio ambientale di circa 40 nuovi ettari di boschi sommersi dall’innalzamento del livello dell’invaso, dall’altro unitamente agli evidenti benefici irrigui saranno condivisibili con il territorio altri tipi di benefici:
- la possibilità di distribuire oltre 6.000.000 di metri cubi all’anno d’acqua potabile completamente a gravità senza nessun tipo di pompaggio;
- la possibilità di produrre circa 23.000.000 di kwh all’anno di energia idroelettrica;
- il miglioramento delle attuali condizioni del deflusso minimo ambientale a valle della diga;
- la possibilità di pressoché annullare i rischi alluvionali per gli abitati della Valsessera grazie ad azioni di svaso anticipato in occasione di previsioni meteorologiche particolarmente negative;
- l’incremento delle condizioni di sicurezza dell’invaso in relazione sia ai quasi 60 anni di vita della diga attuale che delle moderne tecniche di progettazione e costruzione;
- nuova occupazione per circa 150 unità durante il periodo della costruzione (6-7 anni) e di circa 20 a regime;
- alcune non indifferenti opere di compensazione ambientale secondo quanto previsto dalla vigente normativa in materia.
Autore: Alessandro Iacopino, direttore del Consorzio Baraggia (http://www.consorziobaraggia.it/) (18.02.2016)