Come abbiamo documentato, la Regione Piemonte sta preparandosi ad aprire i primi bandi del nuovo Programma di sviluppo rurale (Psr) che lo scorso 28 ottobre ha incassato il via libera di Bruxelles. Il nuovo Psr mette a disposizione delle aziende piemontesi 1 miliardo e 93 milioni di euro di finanziamento pubblico, di cui 471 milioni di fondi Ue e 622 milioni di cofinanziamento nazionale e regionale. Le risorse stanziate dalla Regione ammontano a 27 milioni l’anno, il doppio del passato. L’Assessore Giorgio Ferrero ha annunciato l’intenzione di pubblicare entro la fine dell’anno il bando sui giovani e quello sugli investimenti in agricoltura, mentre entro la primavera partiranno le misure a superficie.
«Con 15 misure e 66 tipi di interventi – scrive Francesca Baccino su Il Risicoltore – il Psr del Piemonte si propone di sostenere in particolare le azioni legate a conservazione, ripristino e valorizzazione degli ecosistemi connessi all’agricoltura e al potenziamento della competitività delle aziende. Secondo le stime regionali 3.900 imprenditori agricoli riceveranno aiuti per l’ammodernamento delle loro aziende e 1.200 giovani agricoltori otterranno un sostegno per l’insediamento iniziale e l’adeguamento strutturale delle aziende. Anche i produttori di riso potranno accedere a numerose opportunità di finanziamento». In realtà, per la risicoltura c’è una sola azione, la 10.1.2 nell’ambito della misura sui pagamenti agro-climatico-ambientali; finanzia interventi a favore della biodiversità nella risaia. La misura dovrebbe aprirsi in primavera perché è collegata agli aiuti Pac. Secondo lo schema fornito dalla Direzione Agricoltura, i risicoltori possono accedere all’intervento 3.1.1 per partecipare ai regimi di qualità nell’ambito della sottomisura 3.1 (sostegno alla nuova adesione a regimi di qualità), nell’ambito della misura 4 dedicata agli investimenti in immobilizzazioni materiali sarà possibile fare domanda sulla sottomisura 4.1.1 sostegno agli investimenti nelle aziende agricole, 4.1.2 per rendere più efficiente la trasformazione e commercializzazione dei prodotti e 4.4.1 per sostenere gli investimenti legati agli obiettivi agro-climatico ambientali. Accessibile al settore risicolo è anche la sottomisura 5.2.2 a favore degli investimenti per il ripristino dei terreni agricoli e del potenziale produttivo danneggiati da calamità naturali. Sono dedicati ai giovani produttori i contributi previsti da l l’operazione 6.1.1 che concede un premio di insediamento al di sotto dei 40 anni e dalla 6.4.1 che incentiva la creazione e sviluppo di attività extra-agricole. I risicoltori, infine, potranno fare richiesta di aiuto sulla linea di credito dei pagamenti agro-climatico ambientali per la produzione integrata (10.1.1), le tecniche di agricoltura conservativa (10.1.3), i sistemi colturali ecocompatibili (10.1.4) e la gestione di elementi naturaliformi dell’agroecosistema (10.1.7). Un contributo per il riso potrà arrivare anche dalla misura 11 sull’agr icoltura biologica sia per la conversione al metodo bio (11.1.1) che per il suo mantenimento (11.2.1). E poi ci saranno gli aiuti erogati alle associazioni di prodotto…
Parrebbero tutte ottime notizie. Invece, secondo l’Unione agricoltori di Vercelli, «esistono perplessità legate al fatto che i criteri previsti risentono di una impostazione iniziale tesa a privilegiare le piccole aziende, ed a penalizzare le aziende più strutturate che contribuiscono in modo significativo alla PLV agricola. Inoltre, rileva Confagricoltura, un’apertura semplificata ed affrettata, senza disporre di tutti gli elementi per le necessarie valutazioni da parte degli agricoltori, rischia di ingenerare nelle aziende agricole ingiustificate aspettative. Il riferimento è soprattutto all’acquisto macchine ed attrezzature agricole nonché all’insediamento giovani laddove viene richiesta l’apertura preliminare della partita IVA». Anche sulle misure annunciate come imminenti, «Confagricoltura rileva con preoccupazione che non c’è stato un vero confronto tra la Regione e le organizzazioni agricole, mentre gli argomenti in discussione avrebbero richiesto una valutazione molto approfondita».Bisogna vedere se della stessa opinione è anche Coldiretti, che invece sembra in sintonia con l’Assessorato Ferrero. (22.15.2015)