Questa volta, i lombardi invidiano i piemontesi. Fulco Gallarati Scotti, presidente dell’Unione agricoltori di Pavia, lo ammette apertamente: «La linea del rigore inaugurata dall’assessore Ferrero sul riso biologico dovrebbe essere d’esempio anche al di qua del Ticino».
In che senso?
La circolare di cui ha dato notizia Risoitaliano.eu è chiara e serve a sgombrare il terreno sia dalle furbizie di chi pensa che si possa coltivare riso convenzionale e venderlo come biologico, sia dalle illazioni di coloro che accusano tutti i produttori biologici di essere dei ladri. La certezza del diritto fa bene a tutti, a partire dai consumatori che pagano il prodotto biologico più di quello convenzionale e hanno il diritto di acquistare un riso che sia stato coltivato nell’assoluto rispetto dei disciplinari.
Ciò non avviene sempre?
Se la Regione Piemonte ha deciso di inasprire i controlli è perché anche il semplice sospetto di irregolarità – particolarmente dopo l’avvio di un’inchiesta giudiziaria a Vercelli – costituisce un danno importante per la filiera del riso bio, che è in espansione e va tutelata.
La circolare di Ferrero afferma che finora chi doveva controllare non controllava. Non pensa che siano affermazioni gravi?
Lo penso. Ma esorto a guardare avanti: se c’è stato un certo lassismo, e se magari permane in altre Regioni, non vi è ragione di attardarsi in polemiche, ma bisogna chiudere la stalla prima che scappino tutti i buoi. Ottima cosa che la Regione Piemonte fissi sia l’elenco dei principi attivi che devono essere monitorati nei prodotti e nei terreni biologici – nel senso che non devono essere presenti residui riconducibili all’uso di sostanze escluse dai disciplinari – e determini quando e come vadano effettuati i controlli, affinché si vada in campo nel momento in cui il controllore può realmente verificare l’utilizzo di sostanze vietate.
Crede che questa linea dovrebbe essere applicata anche in Lombardia?
Sì. (21.12.2015)