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CHI SPECULA SUI LISTINI?

da | 31 Gen 2023 | NEWS

speculazioni riso

La maggioranza delle variazioni a listino registrate nelle ultime settimane (leggi l’ultima analisi) nascono da dinamiche di mercato tipiche in un commercio globalizzato come quello attuale. I lunghi B sono ancorati da inizio campagna di vendita alla valutazione di 50 €/q, a causa della forte concorrenza con le produzioni estere. Tondi e lunghi A da parboiled a ottobre-novembre sembravano subire l’effetto della scarsa disponibilità interna scaturita dalla siccità, con prezzi in aumento.

Oggi, tuttavia, abbiamo appreso che i consumatori esteri (a cui questi comparti sono in parte dedicati), se la cifra cresce troppo rispetto a prodotti sostitutivi, si allontanano facilmente dal consumo. Inoltre, anche questi risoni sono prodotti all’estero, soprattutto i tondi, che si sono dimostrati anche più disponibili del previsto internamente secondo i dati Ente Risi.

«CALI NEL MERCATO INTERNO FRUTTO DI SPECULAZIONE»

Non si trovano, tuttavia, motivazioni di mercato per i ribassi nei risi da interno. Gruppi come Carnaroli, Baldo e Roma stupisce possano calare di prezzo, alla luce di disponibilità ridottissime e l’assenza di sostituti esteri. Affrontiamo questo tema con Stefano Castelli, risicoltore di Siziano (PV), che afferma: «I cali nelle valutazioni dei risi da risotto sembrano per lo più l’effetto del comportamento omogeneo della domanda sui mercati, per certi versi speculativo. Essa si è mostrata disinteressata agli acquisti nelle ultime sedute, anche in questi gruppi merceologici dove la flessione al consumo pare più difficile. Questi, infatti, sono prodotti non abituali sulle tavole degli italiani, se confrontati con altre fonti di carboidrati, e sono caratterizzati da un consumo di qualità e specificità, capace di assorbire in gran parte le oscillazioni di prezzo».

«NEL PAVESE NON ABBIAMO PRODOTTO»

«L’effetto sul mercato è ancora ridotto, come dimostrano Arborio e S. Andrea ancora stabili, ma i cali per i gruppi Roma, Baldo e Carnaroli rimangono sorprendenti alla luce di quanto è stato prodotto. Qui nel pavese di riso non ne abbiamo fatto. Le aziende che sono andate meglio hanno subito cali attorno alla metà della produzione consueta. Quanto ho visto nell’estate appena trascorsa mi fa addirittura dubitare dei dati pubblicati da Ente Risi riguardo alle produzioni, che mi aspettavo molto più esigue. In somma, ritengo che questi cali possano rientrare e che negli ultimi mesi di vendita si possa anche rivedere qualche ulteriore passo in avanti. Ad esempio l’approdo di Carnaroli Classico a 150 €/q , cifra già pagata nei momenti di apice da alcune riserie.»

«LA CRESCITA NEI CONTROLLI RISULTA UN COLPO DI GRAZIA A CHI HA SOFFERTO LA SICCITÀ»

«Mi trovo molto infastidito, inoltre, dalla recente crescita nella richiesta di analisi dei metalli pesanti sui risoni da parte delle riserie – continua Castelli -. Ritengo sia scorretto creare un’ulteriore problematica per i risicoltori italiani. Tuttalpiù quando il riso che arriva dall’estero sbarca già lavorato, senza nemmeno la possibilità di analizzare Il risone. Sappiamo come e su quali terreni si produce in alcuni paesi e conosciamo la carenza di analisi e controlli nei loro cicli produttivi. Accanirsi sul riso italiano, già costretto a sottostare a regimi di controllo e limiti maggiori degli altri paesi produttori, mi sembra eccessivo.

Farlo dopo una campagna come quella appena trascorsa, inoltre, lo trovo davvero svilente per i risicoltori che come me hanno subito la siccità. Sappiamo che in queste condizioni la pianta assorbe maggiormente i metalli pesanti nel terreno. Pertanto io avrei favorito l’inserimento di una deroga in questa annata più che un incremento dei controlli ed un abbassamento dei valori limite, come è stato fatto. Tale manovra suona come uno sparo sulla croce rossa». Autore: Ezio Bosso.

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