Continua il periodo complesso sui mercati per i risicoltori, costretti a fare i conti con una domanda bassa e valutazioni in discesa (leggi l’analisi).
«CALI INEVITABILI MA DIFFICILI DA DIGERIRE»
Per meglio comprendere le dinamiche attuali ci confrontiamo con Matteo Berneri, risicoltore che opera in provincia di Lodi, Pavia e Milano e commissario presso la borsa merci di Milano. Egli afferma: «Il momento è complesso per la nostra categoria. I cali che stiamo affrontando, tuttavia, erano inevitabili dal momento che la GDO non è riuscita ad assorbire i prezzi visti per i risoni. Dal nostro punto di vista, chiaramente, rimangono complessi da digerire, alla luce delle voci di costo elevate ed in aumento. In questo momento le riserie, mantenendo la domanda bassa, stanno sicuramente operando per spingere questi ribassi ma ad essere oggettivi sono le influenze al consumo e della concorrenza con le produzioni estere ad esercitare la pressione principale.
I lunghi A generici, ad esempio, a livelli così alti nella quotazione soffrono difficoltà di collocamento sui mercati esteri, loro destinazione principale. I compratori internazionali, infatti, pur considerando la qualità maggiore del nostro prodotto, quando la differenza di prezzo con gli altri diventa troppo elevata lo sostituiscono facilmente. Discorso simile per i tondi, che, inoltre, subiscono concorrenza estera nei consumi nostrani e mostrano disponibilità presso gli agricoltori maggiori del previsto».
«MI STUPISCE IL MERCATO INTERNO»
«Più sorprendente il calo del mercato interno. Nella mia azienda vendiamo questi risi al dettaglio e non noto una flessione nelle vendite. La mia clientela, composta da ristoratori principalmente, è alla ricerca di qualità ed è disposta anche ad assorbire dei piccoli aumenti. Diverso è il discorso dell’uso domestico, affidato in gran parte alle GDO, più influenzato dalla crescita nei prezzi. Le famiglie italiane fanno fatica in questo periodo, come confermatomi dalle richieste crescenti della Caritas, con cui collaboro. Per questo non è difficile pensare che si allontanino da prodotti di pregio. Mi stupisce, in ogni caso, che questo calo nei consumi porti a deprezzamenti dei risoni, alla luce di disponibilità ridottissime, assenza di sostituti esteri e prospettive grigie per la prossima campagna. Tali ribassi li vedo come un effetto del comportamento della domanda. In questo periodo dell’anno, inoltre, i risoni spesso calano per poi risalire da marzo in avanti.»
MERCATO DEI LUNGHI B E ANALISI DEL RISONE
«Nel comparto dei lunghi B il prezzo è immobile da tempo ormai, strettamente legato alle valutazioni sui mercati internazionali. L’unica variazione che vedo possibile in futuro è un lieve passo indietro, alla luce dei prezzi attuali del riso di importazione. A Chicago il prezzo del riso grezzo indica è intorno ai 36 €/q e i noli di trasporto sono 3,5-4 €/q. Più costoso il riso asiatico, che supera i 40 €/q. In entrambi casi il costo per l’industria è dunque inferiore di quello del lungo B in borsa merci. A salvare la valutazione attuale del nostro risone è la maggiore qualità e salubrità del nostro prodotto. I 50 €/q lordi, però, reggono sul filo del rasoio, come dimostrano alcune partite di PVL136-IT pagate qualche euro in meno per difficoltà di lavorazione.
Tornando alla salubrità – conclude Berneri – ritengo sia importante certificarla sempre. Per questo credo sia positiva la crescita nelle richieste di analisi da parte delle riserie. Dobbiamo imparare a giocare tutti con le stesse regole, rispettandole. Per i metalli pesanti, purtroppo, la loro presenza nel terreno rappresenta uno scoglio insormontabile, acuito dalla carenza d’acqua che ne facilita l’accumulo nei tessuti della pianta. L’unica cosa che si può fare è prevenirla, evitando di utilizzare i fanghi di depurazione ad esempio». Autore: Ezio Bosso.
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