«Cade la grande muraglia». Vibra d’entusiasmo la nota con cui l’Ente Risi annuncia la conquista della Cina: «su richiesta della filiera e grazie alla volontà e il supporto tecnico di Ente Nazionale Risi è stato firmato dal Ministro delle politiche agricole Gianmarco Centinaio il decreto che va a costituire una Pest Free Area sul territorio risicolo nazionale per il coleottero parassita delle derrate Trogoderma granarium».
Ciò che può sembrare marginale ai più è in realtà una svolta nelle relazioni commerciali con l’Oriente. «Nell’ambito dell’International Plant Protection Convention (IPPC) messo a punto da FAO e seguendo nello specifico l’ISPM n° 4 (Requirements for the establishment of pest free areas) è stato possibile infatti certificare – con una lunga procedura – il territorio italiano come zona esente da Trogoderma granarium. Questo risultato permette di aprire al riso nazionale il mercato cinese che negli scorsi anni aveva posto la costituzione di una Pest Free Area per il Trogoderma granarium come requisito fondamentale nelle trattative commerciali con gli operatori italiani. L’ultimo muro che impediva le esportazioni di riso in Cina è dunque caduto» commenta l’Ente Risi. A gongolare sono innanzi tutto gli industriali, ma l’apertura del mercato cinese – con particolare riferimento al segmento “di lusso” dei consumatori che vogliono e possono pagare prodotti europei – può significare un apprezzamento dei risi da risotto in un momento molto delicato del mercato interno. I cinesi “ricchi” che costituiscono un potenziale nuovo mercato sono 500 milioni. Come si legge nella slide che pubblichiamo, già mesi fa l’Airi si preparava a questo esito favorevole dei rapporti commerciali con la Cina.