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IL PREZZO LO FA IL RISICOLTORE

da | 30 Apr 2022 | NEWS

tondi

Presso la borsa merci di Mortara la settimana si chiude con una seduta priva dell’emissione di un nuovo bollettino. La commissione prezzi, infatti, non è potuta riunirsi per la mancanza del numero legale. Se ciò non fosse accaduto, qualche novità avremmo potuta vederla tra le voci a listino.

Gli operatori comunicano che il gruppo Arborio è ormai pagato stabilmente 75 €/q lordi, mentre è ancora fermo a 70 €/q ivati su quasi tutti i bollettini, con Milano unica eccezione ma ferma a 70 €/q netti. Passi in avanti che si consolidano anche per i lunghi B, che vengono pagati 50 €/q + IVA in quasi tutte le trattative. Rimane complesso il mercato del Selenio, quotato massimo 100 €/q lordi, prezzo che non tutte le riserie si sono dimostrate disponibili ad adottare, diminuendo questo valore nella loro offerta anche di 10 €/q.

I RISICOLTORI STIMOLANO LA CRESCITA

Permane la situazione sul mercato che vi descriviamo da settimane. Domanda insistente e offerta latitante. Leggerla nel suo complesso è difficile ma appare evidente che in questo periodo siano i risicoltori ad avere “il coltello dalla parte del manico”. Far arrivare merce dall’estero è sempre più complicato, per questo le riserie si contendono a suon di apprezzamenti la disponibilità interna. Disponibilità interna minima ma esistente, mentre gli agricoltori attendono comprensibilmente un assestamento del mercato. Si prende questa decisione per non finire a mangiarsi le mani dopo poche sedute, vedendo il prezzo di un risone appena venduta crescere rapidamente di 5/10 €/q, come è avvenuto a più riprese nel corso di questa campagna di vendita.

La scelta è oggettivamente la più sensata in questo momento. Si consideri anche le importanti crescite nei costi dei mezzi di produzione e l’aver venduto la maggior parte della merce a prezzi molto lontani da quelli attuali. Così, si è venuto a creare un effetto lobby per certi versi involontario. Ne stanno giovando i prezzi a listino, che registrano una crescita sempre più repentina.

LE IMPRESSIONI DELLE RISERIE

A subire gli effetti di questa dinamica sono le riserie, soprattutto le più piccole. Abbiamo deciso di confrontarci con un esponente di questa categoria, ricevendo molte porte in faccia ed ottenendo la dichiarazione del titolare di una di queste attività nel vercellese. Il titolare ha preferito restare anonimo.

«Quella in atto in questo momento è una vera e propria speculazione. Ad esempio il mercato del Carnaroli, una varietà che 6 mesi fa si pagava 50 €/q oggi non viene venduta per 110 €/q, nonostante la disponibilità attuale sia pressoché in linea con i dati storici (vedi il bollettino trasferimenti di Ente Risi). In questo gruppo merceologico il riso è tutto di provenienza italiana, dunque non influisce il prodotto importato.

Si tratta di merce raccolta ad ottobre con costi produttivi risalenti alla scorsa campagna. Credo che adesso si debba rallentare questa crescita vertiginosa. Un risone a questi prezzi rischia di cancellare il guadagno scaturito dalla lavorazione. Si consideri anche che un contratto di vendita presso la grande distribuzione è solitamente riformulato ogni 3 o 4 mesi. Ciò  rende impossibile assorbire rapidamente i repentini apprezzamenti delle ultime settimane. Va considerato che, anche nel caso in cui riuscissimo a riversare il sovraprezzo presso la grande distribuzione, questa si rivarrebbe sui consumatori.»

«DOBBIAMO SMETTERE DI ACQUISTARE RISONE»

«Non biasimo i risicoltori per la loro scelta di attendere prima di vendere – continua il titolare di riseria -, che attuerei anche io in questo momento viste le ben note premesse. Ritengo, inoltre, che un aumento nel corso di questa campagna fosse dovuto, considerando l’inflazione e la crescita dei costi di produzione. E’ il momento però di porre un freno. Aggiungo che i dubbi riguardo al prossimo raccolto a causa della siccità, preoccupazione spesso utilizzata ultimamente in sede di contrattazione per strappare un prezzo più vantaggioso, ritengo siano infondati alla luce delle recenti precipitazioni.

Chiaramente fermare la crescita dei prezzi non sarà semplice, viste le continue difficoltà nei commerci internazionali. Per ottenere questo risultato dobbiamo diminuire o, se possibile, azzerare per un periodo la nostra richiesta, evitando di farci la guerra tra noi e sfruttando le riserve a magazzino. Credo che i primi a dover portare avanti queste scelte debbano essere le grandi industrie risiere se vogliamo che l’effetto sia reale. In seguito a questo atteggiamento il divario tra domanda e offerta potrebbe appianarsi (vista anche la possibile propensione alla vendita causata dalla maggior probabilità d’insorgenza del punteruolo nei magazzini al crescere delle temperature) e quest’ultima sarebbe di nuovo convincibile senza dover proporre prezzi maggiori in ogni seduta.»

SICCITÀ? TUTT’ALTRO CHE RISOLTA

I risicoltori attuano giustamente la strategia attendista e non possono che giovare della situazione sul mercato. Infatti, al contrario di quanto detto dall’industriale, essi non paiono per nulla sollevati rispetto alla siccità.
A conferma di ciò ci sono le parole di un noto esponente della categoria, Nino Chiò.

«Dopo le dichiarazioni di Est Sesia mi aspetto una campagna che, come minimo, farà segnare un brusco calo nella produttività della superficie a riso. Le riserve di neve sono pressoché inesistenti, il Lago Maggiore è cresciuto ma non abbastanza da sopperire alle mancanze attuali e future. Ci sono zone che rischiano di rimanere all’asciutto per tutto il corso della campagna. Come sappiamo, inoltre, anche una pioggia incessante nelle prossime settimane risolverebbe solo parzialmente la situazione. Nel migliore delle ipotesi la pioggia potrebbe portare ad una disponibilità del 50%, che sarebbe in ogni caso un lusso viste le attuali premesse. Personalmente sono ancora dubbioso sulle scelte di semina, tra riso e colture da asciutta come la soia, che quest’anno la faranno da padrone. Vedremo come si evolverà la campagna ma sarei davvero sorpreso di ottenere raccolti non deficitari in questa annata». Autore: Ezio Bosso.

 

A QUALCUNO PIACE CLASSICO

A QUALCUNO PIACE CLASSICO

A Milano i massimi della voce Carnaroli e similari raggiungono i 106 €/q lordi. Un prezzo in difetto rispetto agli scambi Carnaroli Classico

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