Mattinata un po’ più vivace del solito questo venerdì a Mortara. Il listino propone quattro variazioni. La più importante è relativa ai similari del Carnaroli. I Carnaroli crescono di ben 35 €/t (min 680 €/t max 720 €/t). La varietà tradizionale, quotata separatamente in Lomellina, cresce solo di 10 €/t (min 745 €/t max 770 €/t). Le ragioni? Meno prodotto disponibile e quindi meno mercato.
Sempre tra i risi pregiati da interno, cresce il gruppo Arborio di 30 €/t (min 550 €/t max 580 €/t) e il gruppo S. Andrea di 20 €/t (min 475 €/t max 500 €/t). Nuovo passo avanti, infine, per i lunghi A generici (+10 €/t, min 555 €/ max 575 €/t). Per questi ultimi quali inizia a ventilarsi un nuovo obbiettivo, 65 €/q (prezzo ivato).
LUNGHI A AL COMANDO
Un mercato complesso, nuovamente capace di variare in molte sue voci. Questo nonostante il prodotto trasferibile è ufficialmente il 30 %, secondo il bollettino emesso in settimana da Ente Nazionale Risi. Quello disponibile è attorno al 20 %. A smuovere nuovamente il mercato sembra essere la domanda, secondo quanto ci riferiscono gli operatori. Essa torna ad insistere, cercando di far cedere l’offerta, tuttavia apparsa ancora refrattaria alla vendita. Il gruppo che continua a destare maggiore interesse in questa fase è quello dei lunghi A, composto da comparti in cui la merce è disponibile e il prezzo inferiore, in molti casi. Al contrario, i tondi rimango immobili, essendo poco il prodotto presso i risicoltori e, di conseguenza, il numero di contrattazioni.
EFFETTO DOMINO SI CONSOLIDA
L’ effetto domino citato nello scorso articolo, dunque, sembra consolidarsi, come dimostra anche il forte interesse per i lunghi A generici (che comprendono alcune varietà adatte alla cucina orientale), il gruppo Arborio, S. Andrea, Baldo e Roma, tutti molto richiesti anche dall’estero. I risi del gruppo Carnaroli vedono una domanda costantemente interessata ed il continuo calo di merce disponibile, quasi azzerata per la varietà tradizionale. Il loro prezzo, inoltre, se paragonato a quelli di altri gruppi varietali, storicamente meno pregiati e più produttivi, lascia ancora possibilità di crescita. Crescita che si sta via via concretizzando come dimostra il listino. Si consolida la posizione dei lunghi B, stabili a 45 €/q lordi.
L’ANALISI DI GHISONI
Il mediatore lomellino Paolo Ghisoni analizza la seduta. «Barone e Cammeo li comprano un po’ tutti, anche se i prezzi ancora non lo dimostrano ma credo che a breve potrebbero farlo. Queste varietà vengono principalmente commerciate con l’estero come lunghi A generici, essendo disponibili e a basso prezzo. Questi, inoltre, vengono per lo più esportati in Medio Oriente, principalmente in Libano, mercati che stanno subendo in parte anche gli effetti del conflitto bellico, essendo importatori di riso lungo A dalla Russia. Altra dinamica che continua a verificarsi è l’impiego di alcune varietà del gruppo lunghi A generici nel mercato del sushi. Risi come Dardo, Unico e Leonardo sono adatti a questo mercato, che li richiede, trainando così il prezzo della voce a listino. Credo che questo gruppo prossimamente potrà raggiungere stabilmente i 65 €/q lordi, che si sono già fatti in alcune contrattazioni. Riguardo ai lunghi B, infine, appare ormai chiaro che dall’estero stia arrivando meno merce di quanto ci si aspettaste qualche settimana fa. Va considerato che alcuni porti molti utilizzati per il risone oggi sono nei territori della guerra, per questo motivo qualsiasi varietà del gruppo in questo momento non si vende a meno di 45 €/q lordi.»
BAROZZI: PUNTIAMO SULLA PAC
I prezzi continuano a crescere, come stanno facendo anche i costi. I listini dei fertilizzanti sono alle stelle, così come quelli dei carburanti, in un contesto bellico che mette a rischio anche gli approvvigionamenti di alcune materie prime alimentari, com’è noto. Riflettiamo su questi temi insieme all’esperto agronomo Flavio Barozzi, che afferma: «È complesso valutare se la crescita dei ricavi possa ammortizzare la crescita dei costi che i risicoltori devono affrontare, le variabili in campo sono molteplici e sarebbe opportuno analizzarle tutte prima di dare un responso. Vi è un fronte, però, su cui è possibile lavorare (anche se i tempi sono ristrettissimi) per accrescere le future finanze degli imprenditori agricoli, ossia la prossima Pac (come proposto nel recente studio dei laureati in Agraria vercellesi). Quanto sta avvenendo attualmente a livello geopolitico sta mettendo a rischio la disponibilità di alcuni prodotti e facendo schizzare i prezzi di altri. Dobbiamo far capire al legislatore europeo che questo è anche una conseguenze delle scelte relative alle regole Pac fatte negli ultimi 20 anni, troppo ideologiche e poco legate al primario obbiettivo di questa politica, assicurare la disponibilità alimentare a prezzi ragionevoli. Mi auguro che questa occasione non sia arrivata troppo tardi e che questa riflessione porti ad una maggiore spinta alle aziende nella prossima programmazione.» Autore Ezio Bosso.