In risaia lo sanno. Irene Brustia è una signora. La categoria è desueta, lo ammettiamo, in quanto fa riferimento a uno stile dei modi e delle scelte che non è più moneta corrente, ma che resta tale. Così, la signora Brustia (foto piccola), cui non difetta all’occorrenza il piglio e neanche il cipiglio, esce silenziosamente di scena, lasciando la presidenza della Sala Contrattazione Merci di Mortara dopo nove anni. Lo fa nel momento in cui volano gli stracci; forse lo fa per questo. Non la vedremmo neppure noi schierarsi con questo o quel partito, in una guerra che ha come terreno di scontro la “privatizzazione” delle Borse risi e come vero obiettivo – a quanto sembra dalle scarne informazioni che circolano – la spartizione di quel che resta del sempre più magro valore aggiunto del riso italiano. Andandosene, però, la signora Brustia, che coltiva e trasforma riso in quel di Velezzo Lomellina, lascia una sorta di testamento spirituale che merita di essere diffuso. Non è un vero discorso d’addio, ma una relazione tecnica, che elenca le cose fatte, senza troppi orpelli, per ricordare che sono state fatte. Ne siamo venuti in possesso e, com’è consuetudine, ve ne rendiamo partecipi, soprattutto perché contiene alcune “perle” di un mondo che lavora con un amore – significativa la citazione del notaio che presta la sua opera gratuitamente – che persiste anche in tempi mercantili come il nostro. Non aggiungiamo altro, informiamo. Questo è il nostro mestiere. Per scaricare il testo clicca QUI. (26.05.2015)
IL RISO E’ SOST
Presentati i risultati della sperimentazione Risosost