Nel ambiente risicolo si parla sempre più insistentemente di “Riso a residuo zero”, il progetto cui sta lavorando, da parecchi mesi, il professor Aldo Ferrero dell’Università di Torino (foto piccola). Come ci spiega lui stesso, questa iniziativa ha «lo scopo di qualificare la risicoltura del nostro Paese». L’idea è dell’esperto torinese e serve a limitare le criticità legate alla volatilità dei prezzi di mercato e alle importazioni in Europa di riso da alcuni paesi asiatici e presuppone la possibilità di produrre un risone a residuo zero («o più correttamente allo stesso livello di residuo attualmente stabilito per la produzione biologica» spiega Ferrero), che sia caratterizzato da prezzi di mercato «significativamente inferiori a quelli del biologico attualmente pari a circa 3 volte quello del convenzionale». Ferrero ritiene che un tale prodotto «troverebbe l’interesse di un’ampia platea di consumatori, sempre più attenti alla sicurezza sanitaria dei prodotti alimentari e alla loro produzione con metodi ambientalmente sostenibili. Sono convinto che il successo di questa iniziativa sia necessariamente legato all’interesse e al coinvolgimento attivo di tutti i principali componenti della filiera produttiva, risicoltori, riserie e grande distribuzione. Per renderla possibile – ci dichiara – è necessario disporre di un protocollo gestionale della coltura, dalla coltivazione allo stoccaggio fino alla lavorazione in riseria, che consenta di giungere al risultato voluto. E’ fondamentale anche poter disporre di metodi di analisi multiresiduale per poter controllare in tempi rapidi e a costi limitati il rispetto dei limiti fissati». Giova ricordare che i metodi multiresiduali attualmente disponibili non sono in grado di verificare con un unico passaggio analitico tutti i possibili prodotti fitosanitari autorizzati e non su riso: lo stesso Ferrero sta affrontando questa problematica con i principali laboratori di analisi di residui. All’industria risiera questa iniziativa potrebbe offrire l’opportunità di sviluppare un’operazione di marketing in grado di intercettare le esigenze di una crescente fascia di consumatori e dall’altro di rispondere agli indirizzi dell’Unione europea per la riduzione degli agrofarmaci. (Nella foto grande, un risotto Knorr. La società ha presentato in Lomellina nei mesi scorsi il suo riso da agricoltura sostenibile che punta a limitare i residui di agrofarmaci)
IL RISO E’ SOST
Presentati i risultati della sperimentazione Risosost