“Moriremo di Pan…” diceva Nino Chiò, risicoltore novarese, all’uscita dal convegno con cui l’Accademia di Agricoltura di Torino e Confagricoltura Piemonte hanno discusso il 5 dicembre a Torino di “Agricoltura sostenibile: l’esperienza della Regione Piemonte tra passato, presente e futuro”. Al centro del dibattito l’attuazione del Piano di azione nazionale (Pan), applicativo del decreto legislativo 150/2012 sull’uso dei fitofarmaci che recepisce la direttiva europea in materia, in base al quale diventerà obbligatoria dal 1° gennaio prossimo la difesa fitosanitaria a basso apporto di agrofarmaci. Per il Piemonte si tratta di un’ulteriore tappa del percorso verso un’agricoltura ecosostenibile, iniziato negli anni ’70 e proseguito fino ad oggi con la creazione da parte della Regione di un sistema di servizi di assistenza tecnica, progressivamente accresciuto negli anni, per accompagnare le aziende agricole nel loro sforzo di adeguamento nella direzione delle produzioni a basso impatto ambientale. Confagricoltura Piemonte però fa notare il rischio che “il Pan costituisca per le aziende un ennesimo adempimento burocratico oltre che un aggravio di costi, senza un’efficacia sostanziale a loro vantaggio”. A giudicare dalle reazioni della platea è proprio così. Per il presidente della confederazione piemontese Gian Paolo Coscia “siamo in presenza di un provvedimento fortemente sbilanciato sul lato ambientale, che pone a carico del settore agricolo obblighi molto pesanti, senza tenere conto delle indicazioni contenute nella direttiva europea, secondo la quale, insieme al minore rischio per l’ambiente e per la salute umana, bisogna garantire anche la sostenibilità economica e la qualità delle produzioni”. Il professor Pietro Piccarolo, presidente dell’Accademia di Agricoltura, ha obiettato che “la lotta integrata è essenziale e sta dando risultati interessanti, ma non possono essere sottovalutati gli agrofarmaci, evitando restrizioni ulteriori nel loro uso per non compromettere la difesa fitosanitaria”. Delle ricadute del Pan sul sistema agricolo piemontese han parlato Caterina Ronco, dirigente dell’Assessorato regionale all’Agricoltura, e Giovanni Scanabissi, funzionario regionale, mentre il punto di vista delle organizzazioni agricole è stato presentato da Tommaso Mario Abrate, presidente di Fedagri-Piemonte (“Nel mercato globale saremo costretti ad un confronto impari con concorrenti non vincolati dalle restrizioni che ci sono imposte”), Lodovico Actis Perinetto, vicepresidente di Cia Piemonte (“Va combattuto l’assioma infondato secondo cui la chimica non serve alle nostre produzioni”), Franco Parola, funzionario di Coldiretti Piemonte (“Il Pan è criticabile nel metodo per aver volutamente rinunciato all’apporto delle rappresentanze agricole e nel merito per non aver considerato le peculiarità territoriali”) ed Ezio Veggia, vicepresidente nazionale di Confagricoltura (“Attenzione ad aggiungere oneri e complicazioni a carico degli agricoltori perché il sistema non regge. Anche per il Pan il problema irrisolto di fondo è quello delle risorse ed è illusorio il riferimento ai fondi della nuova Pac già fortemente decurtati”). Commenti a questo articolo a: direzione@risoitaliano.eu (8.12.13)
«GIU’ LE MANI DA EST SESIA»
Confagricoltura: delibere di Regione Piemonte e Regione Lombardia che portano al Commissariamento di Est Sesia inopportune