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«CHIEDEREMO AL GOVERNO CLAUSOLA E PROMOZIONE»

da | 6 Apr 2017 | NEWS

Accordo sulla clausola di salvaguardia e sulla promozione del riso italiano. Sono questi i risultati del tavolo di filiera dell’Ente Risi che ha partorito un documento da sottoporre al tavolo ministeriale in calendario per il 13 aprile a Roma. All’accordo non parteciperebbe la Coldiretti, come svela il presidente della federazione riso di Confagricoltura, Fulco Gallarati Scotti in quest’intervista.

Presidente, cosa ha deciso il tavolo di filiera dell’Ente Risi il 4 aprile?

E’ stato un parto difficile, ma alla fine si è deciso di sottoscrivere un documento unitario che chieda al governo di adoperarsi in ogni modo per ottenere dall’Europa la clausola di salvaguardia – modificando il regolamento che oggi prevede questa possibilità solo per le crisi industriali, mentre noi vorremmo che fosse esteso alle agricoltura in crisi – oppure un contingente tariffario, cioè una limitazione dell’esenzione daziaria concessa ai Pma.

In quanto tempo si può ottenere?

E’ prevista la possibilità di presentare una proposta di riforma entro l’autunno. Per l’approvazione, poi, confidiamo che si agisca più celermente possibile.

E’ stato deciso altro?

Si è parlato di molte cose. Si è discusso anche di borse merci e di sementi, ma questi argomenti sono stati accantonati, per il momento. Noi abbiamo una posizione molto chiara sulla necessità di incentivare la ricerca ed il miglioramento genetico delle sementi e sul fatto che non vediamo positivamente l’istituzione di una CUN.

Non si è deciso di chiedere al governo di sbloccare i 16 milioni di euro accumulati dall’Ente Risi e di utilizzarli per la promozione del riso italiano?

Se ne è discusso e sarà un aspetto essenziale, con la richiesta della clausola di salvaguardia, del documento di posizione che verrà presentato al tavolo del 13 aprile, ma la questione potrebbe poi scivolare sulla buccia di banana dell’etichettatura. Nel senso che esiste l’impegno di tutti a chiedere più promozione e riconoscere un certo ruolo in tal senso ad Ente Risi, ma una volta ottenuto il via libera non si possono spendere tutti quei soldi in campagne pubblicitarie volte a promuovere genericamente il riso. Sarebbero soldi buttati. Dobbiamo promuovere il nostro prodotto nazionale ben identificabile dal consumatore.

E allora che si fa?

Allora si deve promuovere il marchio Riso Italiano e di questo si è discusso. Tutto è iniziato dalla richiesta della Coldiretti di approvare l’etichettatura d’origine, che l’Airi ha accolto a condizione che si tratti di un’etichettatura volontaria e non obbligatoria. A sorpresa, la Coldiretti ha accettato la volontarietà, ma ha chiesto che la certificazione fosse comunque affidata a un ente terzo, e non all’Ente Risi. Noi di Confagricoltura, oltretutto, eravamo per un’etichettatura d’origine obbligatoria europea, sul modello dell’olio extravergine d’oliva.

Perché?

Perché non basta promuovere il consumo di riso italiano ma si dovrebbe spostare il problema sul piano comunitario, visto che il nostro problema è esportare l’indica e opporci al riso d’importazione. Quindi, vorremmo un’etichettatura che garantisse l’origine della materia prima a livello comunitario e una promozione di questa origine sul mercato europeo e italiano.

Com’è finito il confronto?

E’ finito che la Coldiretti ci ha ripensato, sostenendo che prima dovesse essere sciolto il nodo dei controlli, e la questione dell’etichettatura è rimasta in sospeso, con conseguenze gravissime, perché senza un accordo sul marchio d’origine – italiano o europeo – non si può fare una promozione efficace.

Cosa succederà adesso?

A quanto ne so, Confagricoltura, Cia e Airi presenteranno al tavolo del Ministero, il 13 aprile, un documento comune che chiede di adoperarsi in sede UE per considerare il riso come “prodotto sensibile” nell’ambito dei negoziati internazionali e ottenere tutto quanto occorre per applicare la clausola di salvaguardia e sospendere le concessioni ai Paesi Meno Avanzati, condizione indispensabile per riequilibrare il mercato interno perturbato dai flussi di importazioni in aumento. Per quanto ci riguarda, il documento potrebbe anche prevede la richiesta di un’etichettatura volontaria che attesti l’origine europea della materia prima. Anche a livello nazionale siamo d’accordo per valorizzare il prodotto attraverso il marchio Riso Italiano dell’Ente Risi. Per contro, temo che ancora una volta la Coldiretti ballerà da sola.

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