Chi vuole le Cun? La partita è complessa. I mediatori sono contrari e lo è anche Confagricoltura. La Cia, attraverso il presidente lombardo Giovanni Daghetta, fa sapere di stare «con chi difende le borse merci, ritenendo questo sistema il più trasparente»: secondo questa confederazione, negli altri settori, le Commissioni uniche si stanno dimostrando poco efficaci e trasparenti, il che sconsiglia un’estensione al riso, che sta già vivendo giorni difficili. Anche la Borsa telematica, poi, non sembra convincere l’organizzazione di Scanavino.
Tutt’altro discorso per Coldiretti, che crede nelle Cun e vorrebbe che governassero anche gli scambi nel nostro settore, e per Airi, dove ci sono due scuole, quella dei Preve, favorevoli al cambiamento, e quella del presidente Mario Francese, più restio a scatenare una guerra con i mediatori, i quali già in passato si erano opposti all’informatizzazione delle contrattazioni. La novità della settimana è che qualcuno lavora affinché le Cun escano dalla porta – magari proprio recependo l’ordine del giorno del Senato, recentemente richiamato da un’interpellanza parlamentare – e la Borsa telematica entri dalla finestra. Chi in passato ha investito nella società Bmti, infatti, vorrebbe che tutte le contrattazioni del risone fossero ricondotte sotto quell’egida. Oggi attraverso la Borsa telematica passano quantità esigue di questo prodotto. A guidare i tifosi di Bmti, secondo un carteggio che circola negli ambienti risicoli, ci sarebbero tuttavia i vertici di enti importanti, i quali, a dispetto del ruolo tecnico che dovrebbero avere, in queste ore stanno premendo in modo esplicito sui risicoltori perché propongano al Ministero delle “alternative” alle Cun che vadano però nella direzione di un cambiamento e cioè dell’abolizione delle borse risi. Il tempo passa, ma noi vi terremo informati.